E’ una domenica di fin troppa ordinaria follia quella che sta andando in scena a Roma in questi minuti. Complice la squalifica della curva sud giallorossa nella gara contro l’Atalanta, successiva agli striscioni esposti durante Roma-Napoli, gli ultras romanisti stanno guidando un corteo per contestare il Presidente americano James Pallotta.

Un gesto che definire clamoroso è poco, se si considerano una serie di fattori non proprio irrilevanti. Si pensi a quello che James Pallotta ha fatto fino ad oggi per la società e a quello che continuerà a fare, costruzione del nuovo stadio in primis, si pensi soprattutto al motivo della contestazione. Ma procediamo con ordine. Il tutto ha origine con le dichiarazioni di questa settimana del numero uno statunitense che intervistato in radio, dopo aver etichettato con degli aggettivi non proprio lusinghieri i tifosi autori degli striscioni contro la madre di Ciro Esposito, ha dichiarato senza mezzi termini di voler far fuori dal sistema calcio ed in particolar modo dalla propria tifoseria chi si renda artefice di simili comportamenti. Apriti cielo, i tifosi, o meglio gli ultras non l’hanno affatto presa bene e sono così scattate le polemiche. La colpa principale di Pallotta a loro vedere, sarebbe quella di essersi immischiato in una situazione che non gli riguarderebbe, come se le squalifiche della curva e le varie ammende consecutive ai fattacci commessi dai tifosi non riguardino chi, come l’americano, ogni anno ci mette la grana utile per mandare avanti la baracca.

Una contestazione ancor più paradossale se si considera in che stato era la Roma quando Pallotta ha deciso di acquistarla. Non bisogna dimenticare che il Presidente giallorosso fu quello che salvò una squadra immersa dai debiti e nelle grinfie delle banche, la stessa squadra che dopo qualche anno di transizione è riuscita a tornare ad essere una delle forze maggiori della Serie A, probabilmente anche inaspettatamente. Ma gli ultras sembrano essersi dimenticati di tutto questo e in una giornata che dovrebbe vederli in un modo o nell’altro vicini alla loro squadra, che in questi minuti se la sta giocando per realizzare il contro-sorpasso agli odiatissimi cugini biancocelesti, decidono invece di gironzolare nei pressi dello stadio destinando al massimo dirigente del club gli attributi meno delicati.

In pratica una domenica di ordinaria follia in cui per l’ennesima volta il tifoso medio sta avendo la meglio, mentre i massimi esponenti di gran parte dei club della Serie A restano inerti a guardare in silenzio. In fondo perché immischiarsi in una vicenda così delicata, anche tramite un semplice messaggio di appoggio al loro collega, quando si può tranquillamente assistere a tutto dalla parte del lato oscuro del calcio? In fin dei conti a perderci è solo il sistema calcio italiano, ancora una volta succube del tifoso medio e della sua arroganza.