Gli US Open 2017 sono cominciati nel segno delle polemiche: le emozioni, quelle del campo, di certo non sono mancate sin dalla prima giornata – dalle sofferenze di Roger Federer all’immediata sconfitta della campionessa uscente Angelique Kerber – ma sono state accompagnate da alcune accese discussioni in merito a diverse questioni.
Primo punto: Maria Sharapova. Saltato Wimbledon per un infortunio, la russa ha ottenuto una wild card dagli organizzatori e al primo turno ha pescato subito una delle avversarie più temibili del circuito, Simona Halep. Un match difficile, che la più esperta giocatrice è riuscita a fare suo scoppiando in lacrime di commozione al termine dello stesso.
Un pianto – finto o meno – sicuramente liberatorio perché pone definitivamente fine a quel lungo periodo di crisi cominciato con la squalifica in seguito alla positività per doping. Ora che la regina Serena Williams è assente per maternità, chissà che Masha non possa e non voglia prendere il suo posto. Ma il suo ritorno in campo non ha mai convinto tanti addetti ai lavori. Contro di lei, ad esempio, si scaglia un ex campione della racchetta, connazionale della Halep, il romeno Ilja Nastase, che attaccando l’ex numero uno al mondo ha fatto presente come sia inammissibile che una “drogata” abbia il permesso di giocare. Per ora la diretta interessata si è limitata a guardare avanti.
La seconda polemica investe direttamente gli organizzatori. Dopo anni di incontri slittati (compresa la finale al lunedì) causa pioggia, si è finalmente deciso di porre un tetto richiudibile sul campo centrale, l’Artur Ashe. Il colpo d’occhio dello stadio di tennis più grande del mondo (23 mila posti) è notevole, ma a quanto pare non accontenta tutti. Rafael Madal, per esempio, si è lamentato dell’eccessivo rimbombo e brusio che non permette neppure di sentire il rumore della pallina o un eventuale chiamata dell’avversario.
Gli organizzatori hanno prontamente risposto affermando che, rispetto allo scorso anno, in cui l’impianto fu inaugurato, sono stati fatti enormi passi in avanti, dunque non serve lamentarsi ogni volta.