Wolfsburg, “Borgo del lupo”: se la visitate probabilmente non scaricherete lo smartphone per le troppe fotografie. Se lo fate in questo periodo poi, magari ci resterete congelati per poi scongelarvi in primavera. Eppure anche nella sua normalità, una città da 122.000 abitanti nel nord della Germania ha qualcosa che per molte nostre città, molto più belle dal punto di vista architettonico e più ricche culturalmente, sembra ad oggi un miraggio: una factory che totalizza il lavoro e impiega moltissimi cittadini; uno stadio moderno, per il calcio e senza pista d’atletica, da 30.000 posti a sedere, una squadra che è stata capace di vincere la Bundesliga e che ormai stabilmente abita i piani alti della classifica.

2014/2015 – Cominciamo dall’attualità: nella stagione del 70º compleanno della società, i Lupi si sono presi una bella soddisfazione e hanno impartito una lezione agli alieni del Bayern: 4-1 nel match giocato ieri sera, secondo posto in classifica consolidato, ora a 8 lunghezze da Pep. Sperare di poter impensierire i bavaresi sembra un’utopia, ma già riconquistare la Champions sarebbe un bel regalo. Impresa possibile, per una rosa in cui spiccano il talento del belga De Brujn, il terzino classe ’90 Jung (a lungo inseguito da squadre italiane), l’esperienza e l’ordine di Luiz Gustavo (ex-Bayern), il croato Perisic (nel mirino del Napoli), Dost (doppietta ieri); e poi c’è lui, il Dandi: lord Bendtner.

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VOLKSWAGEN – Impossibile scindere la casa automobilistica dalla squadra. La Wolkswagen è il main-sponsor, è proprietaria dello stadio, la Volkswagen Arena. Ma questo è nell’ordine delle cose, quando su 122.000 abitanti, 50.000 sono impiegati presso questa azienda/industria, che di fatto è l’unica fonte di economia della città e la rende un’isola felice nella quale un operaio, di base, può guadagnare circa 2.700 €: un altro pianeta rispetto ai nostri lavoratori in cassa-integrazione. E invece siamo nello stesso continente…

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LA CITTÀ – Negli ultimi anni però Wolfsburg sta cercando di “emanciparsi” dall’industria automobilistica e sta cercando di costruire nuove attrattive per attirare qualche turista in più. È il caso del Phaeno (nella FOTO), il più grande museo scientifico della Germania e uno dei migliori al mondo: il suo edificio è un esempio di architettura d’avanguardia e nei primi mesi d’apertura (ormai sono passati circa 10 anni) ha registrato 100.000 visite, che sono poi progressivamente aumentate. Rinnegare del tutto la propria tradizione automobilistica però sarebbe da folli: ecco perché la città è sede di molti musei dell’auto, nei quali si trovano esposti tutti i modelli che la “macchina del popolo” ha finora prodotto. Insomma, magari lo smartphone non si scaricherà, ma al rientro in hotel non sarà certamente al 100%.

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STORIA – Il VfL Wolfsburg è stato fondato nel 1945 e ha rischiato di scomparire già nel 1946: tutti i giocatori si trasferirono nell’altra squadra della città, l’Fc Wolfsburg. Tutti, eccetto uno: Josef Mayer, che formò nuovamente la squadra con giocatori non proprio professionisti. Ma la storia ci dice che fu lui ad avere ragione. Il VfL milita stabilmente in Bundesliga solo dal 1997. E se nei primi anni 2000 ha consolidato la sua dimensione, il miracolo è avvenuto nel 2008/2009: il Wolsfburg dei sogni ha alzato al cielo il Meisterschale. Era la squadra di Dzeko e Grafite, 54 gol in due, la coppia più prolifica nella storia della Bundes (superati Gerd Müller-Uli Hoeness), allenata dal sapiente Magath; ma era anche la squadra di Zaccardo e Barzagli, freschi campioni del mondo. Impressionante la statistica dell’attuale difensore bianconero: 34 presenze su 34, mai sostituito. E oggi? L’obiettivo è la Champions… E per quel tifoso del VfL che conosce l’italiano e ci leggerà, è giusto fermarsi qui. Potrebbe essere scaramantico.

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MALANDA – E forse un aiuto arriverà da lassù. Quando muore un calciatore è come se il dolore si moltiplicasse, perché il contrasto tra l’energia messa in campo e un destino che l’ha spenta per sempre, è troppo stridente. Figurarsi se a farne le spese è una giovane promessa di 20 anni, Junior Malanda. Nazionale belga, centrocampista dal futuro assicurato in quel Belgio che sta ritornando ad alti livelli. Se l’è portato via un incidente stradale. Ieri sera il suo ricordo ha messo i brividi, più del freddo di Wolfsburg. Una suo ritratto in curva, uno striscione che recitava “resterai sempre nei nostri cuori”. E chissà che non l’abbia spinta anche un po’ lui la sua squadra, verso l’impresa. Il suo connazionale De Brujin gli ha dedicato i suoi due gol: uno di questi una vera e propria sassata all’incrocio. I tifosi si stropicciano gli occhi, un po’ per il gesto e un po’ pensando a Junior. Sognare non costa nulla. E anche lui, da lassù, avrà apprezzato.

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