“Il Villareal CF desidera comunicare che si dispiace e prende nettamente le distanze dall’incidente accaduto ieri durante la partita contro il Barcellona durante la quale un tifoso ha tirato un oggetto sopra il terreno di gioco de El Madrigal. Grazie alla forze di sicurezza e l’inestimabile collaborazione dell’esemplare tifoseria gialla, il club ha già identificato l’autore e ha deciso di ritirargli la tessera e di proibirgli per sempre l’accesso allo stadio El Madrigal.
Inoltre, il Villareal torna a manifestare la sua ferma vocazione per il rispetto, l’uguaglianza, la sportività e il gioco pulito tanto dentro quanto fuori dal campo e mostra il suo assoluto rifiuto a qualsiasi atto che vada contro i detti principi, come la violenza, la discriminazione, il razzismo o la xenofobia.”
Questo il comunicato emanato dal Villareal all’indomani del lancio di una banana a Dani Alves nel match contro il Barcellona. Il provvedimento preso dal club spagnolo è da prendere come modello per ridare al calcio quella funzione etica ed educativa troppo spesso ignorata dalle società e dagli stessi protagonisti in campo. L’espulsione dell’aficionado amarillo è una presa di posizione forte e chiara da parte del Villareal, è un invito a lasciare da parte quell’atteggiamento omertoso spesso assunto dai club nei confronti delle frange più calde ed estremiste delle tifoserie.
Con le odierne tecnologie e la collaborazione degli stessi spettatori è possibile identificare coloro che si macchiano di comportamenti incivili (cori ed esposizioni di striscioni razzisti, incitamento alla violenza). Il “No al Razzismo” può e deve anche partire dalla tifoseria, quella vera e genuina, quella che, per riportare le parole apparse giorni fa nella splendida coreografia dei tifosi dell’Inter, “fa diventare il calcio una cosa importante“.
Non una cosa per idioti.