Torino ha incoronato Vincenzo Nibali re in rosa, per quello che probabilmente è stato il trionfo più sofferto e voluto della sua intera carriera. Dall’inferno di Andalo al paradiso del colle della Lombarda in meno di 4 giorni. Lo Squalo dello Stretto conquista il suo secondo Giro d’Italia in maniera diametralmente opposta a quello vinto da padrone nel 2013, quando dispose a proprio piacimento della corsa rosa. Due le immagini simboliche di questo Giro: l’abbandono ad un pianto a dirotto liberatorio non appena tagliato il traguardo a Risoul dove è iniziata l’inesorabile rimonta e l’abbraccio ai genitori di Chaves dopo la tappa che lo ha proclamato leader della classifica generale, una splendida pagina di umanità sportiva.
O di sportiva umanità, se preferite.
Il Giro di Vincenzo è iniziato tutto in salita fino addirittura ad ipotizzare un suo ritiro. Poi, arrivate le salite vere ed è giunta anche la reazione da campione vero. Altrimenti, perché lo chiamerebbero lo Squalo? E tutti, da Chaves a Valverde, si sono dovuti inchinare al cospetto del fuoriclasse messinese che aveva già perso il Giro e che con l’orgoglio e il coraggio ed anche la fantasia che non gli ha mai fatto difetto se l’è ripreso.
Campione anche davanti ai taccuini ed ai microfoni: “Non ci sono parole, è indescrivibile. E’ stata un’emozione bellissima oggi, per tutto il percorso. Poi entrare nel circuito con questa folla è stato incredibile ,sono emozioni forti. E’ un momento molto felice” ha affermato Nibali al termine della kermesse che ha condotto la carovana rosa al traguardo finale di Torino.
“Dovevo correre tranquillo perché sapevo che, comunque sarebbe andata, la gente è con me, mi vuole bene”. Queste erano state invece le sue parole al termine della tappa di S. Anna di Vinadio che lo aveva proclamato nuova maglia rosa e padrone del Giro 2016. Ed ecco chi è Vincenzo Nibali: il campione della gente comune, che accende gli entusiasmi perché lui non è solo il corridore che corre contro il tempo. Le sue vittorie più belle le ha costruite seguendo solo il proprio istinto e lasciando i tatticismi agli altri, ultimo rappresentante di un ciclismo che oggi forse non c’è più. A noi, inguaribili romantici di questo sport, piace pensare che da lassù anche il Pirata avrà applaudito Vincenzo Nibali che con uno scatto repentino faceva il vuoto dietro di sé, lasciando di sale tutti i suoi rivali più agguerriti. Questo secondo successo al Giro, a distanza di tre anni dal primo, consacra definitivamente Nibali nel gotha del ciclismo mondiale, casomai ce ne fosse ancora bisogno. Lo Squalo è il secondo italiano dopo Felice Gimondi ad aver conquistato le tre grandi gare a tappe (Tour, Giro e Vuelta) impresa riuscita esclusivamente a soli altri 5 ciclisti: Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault e Contador.
La prima affermazione di rilievo è la Vuelta 2010. Nibali si presenta all’appuntamento con qualche ambizione di classifica e già dalle prime tappe lotta per il primato. Conquista la maglia rossa nella 14^ frazione con un vantaggio minimo su Rodriguez. Le perde due giorni più tardi ma la riprende al termine di un’eccellente crono individuale. La difende con tenacia, poi, dagli attacchi di Mosquera nella tappa decisiva con arrivo a Bola del Mundo. A Mosquera la vittoria di tappa, a Nibali la Vuelta. Riviviamo lo straordinario finale di quel giorno.
La seconda perla di Nibali è il Giro d’Italia 2013. Vincenzo è nel novero dei favoriti della vigilia, insieme a Bradley Wiggins, Cadel Evans e il vincitore uscente, Ryder Hesjedal. Dimostrando buona attitudine alle gare contro il tempo, lo Squalo indossa la maglia rosa al termine della cronometro individuale di Gabicce Mare. Non la lascerà più fino al traguardo finale di Brescia. Nel mezzo, il capolavoro della Cima Coppi, per l’occasione le Tre Cime di Lavaredo, dove giunge in solitaria aggiudicandosi la tappa e mettendo il sigillo definitivo sulla corsa rosa. Ecco le immagini del trionfo dello Squalo.
Ma la vittoria più significativa di Vincenzo Nibali è senz’altro il Tour 2014. Con l’uscita di scena prematura di Chris Froome a causa dei postumi di una caduta, lo Squalo dà subito spettacolo sulle strade di Francia, stupendo tutti sul pavè, dove si mette alle spalle tutti gli specialisti di questo particolare tipo di tracciato e mettendo tra sé e i suoi rivali di classifica un considerevole divario. Nibali indossa la maglia gialla fin dalla seconda frazione e si intuisce già che il vero duello per la vittoria finale sarà con Alberto Contador. Purtroppo anche lo spagnolo deve ritirarsi dopo una rovinosa caduta e il campione siciliano riprende la leadership in classifica alla Planche des Belles Filles. Poi arriva il successo nell’arrivo in salita a Chamrousse e quindi, in un entusiasmante crescendo finale, il capolavoro sul Tourmalet e l’allungo definitivo nella cronometro individuale. Prima dell’apoteosi conclusiva sui Campi Elisi che vede primeggiare un italiano a 16 anni di distanza dall’indimenticabile successo di Marco Pantani.
Riviviamo l’impresa di Nibali ad Hautacam.
Ma Nibali non è solamente un corridore da corse a tappe: lo dimostra chiaramente il successo nell’ultimo Giro di Lombardia, una delle grandi cinque classiche, che interrompe un digiuno di successi italiani che persisteva dal 2008. Un fulmineo attacco in discesa per sorprendere tutti e presentarsi in solitaria sul traguardo di Como.
https://www.youtube.com/watch?v=uGlZStbYp0U
“Un Nibali così è quello che mi serve per l’Olimpiade di Rio“, parole e musica di Davide Cassani. Non possiamo che concordare: Vincenzo può regalarsi e regalarci l’ennesima impresa. Ed emozionarci ancora una volta come solo lui sa fare. Una medaglia,magari del metallo più prezioso gli starebbe benissimo al collo.