Pasolini amava il gioco del calcio e, soprattutto, destreggiarsi, con grande abilità, tra schemi, stili, tecniche che da sempre caratterizzano lo sport più amato e seguito. Il football, così lo definisce il letterato in ‘Pagine corsare‘, non è altro che ‘un sistema di segni, cioè un linguaggio. Esso ha tutte le caratteristiche fondamentali del linguaggio per eccellenza, quello che noi ci poniamo subito come termine di confronto, ossia il linguaggio scritto-parlato. Infatti le «parole» del linguaggio del calcio si formano esattamente come le parole del linguaggio scritto-parlato‘.
Partendo da queste convinzioni, Pasolini ha realizzato un vero e proprio saggio incentrato sul calcio, inteso come sistema di comunicazione i cui cifratori sono i giocatori, mentre i tifosi, sugli spalti, hanno il ruolo di decifratori.
Come per la lingua, anche il calcio possiede dei sottocodici ‘dal momento in cui, da puramente strumentale, diventa espressivo. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi, darò – anticipando le conclusioni – alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un «prosatore realista»; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un «poeta realista». Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un «poeta realista»: è un poeta un po’ maudit, extravagante. Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da «elzeviro». Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul «Corriere della Sera»: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti. Si noti bene che tra la prosa e la poesia non faccio distinzione di valore; la mia è una distinzione puramente tecnica‘.
Ma il calcio non è poetico solo in funzione di chi lo gioca, perché esistono nella disciplina in questione momenti poetici, come scrive Pasolini ‘Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno. In questo momento lo è Savoldi. Il calcio che esprime più goals è il calcio più poetico‘.
E determinati modi di giocare sono comunque poesia, a loro modo ‘Il catenaccio e la triangolazione (che Brera chiama geometria) è un calcio di prosa: esso è infatti basato sulla sintassi, ossia sul gioco collettivo e organizzato: cioè sull’esecuzione ragionata del codice. Il suo solo momento poetico è il contropiede, con l’annesso «goal» (che, come abbiamo visto, non può che essere poetico). Insomma, il momento poetico del calcio sembra essere (come sempre) il momento individualistico (dribbling e goal; o passaggio ispirato)‘.