La sensazione è che questa partita fondamentale arrivi nel momento migliore: la Juve è fresca di cambio di modulo, diverte e si diverte, sembra aver superato lo scetticismo di inizio stagione causato dall’avvicendamento Conte-Allegri. Tevez si è preso questa squadra sulle spalle, Pogba a tratti dà segni di onnipotenza calcistica, Vidal è smanioso di tornare ad essere Vidal, anche perché c’è un Pereyra che scalpita. Marchisio e Pirlo sono sempre più delle certezze e la difesa sta per uscire dal tunnel dell’emergenza, che comunque è stata gestita senza troppi patemi.

Ma attenzione, perché la Champions è per la Juventus un’entità particolare capace di ribaltare tutto: non però se da questa convinzione cominciano a distaccarsi in primis la squadra e la società, poi anche tifosi e ambiente. Per questo la trasferta di Malmoe deve diventare una partita ‘normale’, normale ma da vincere, affrontata con consapevolezza nei propri mezzi. Via i fantasmi di Istanbul, la neve, le maledizioni, il ridimensionamento europeo. Sono solo suggestioni passate e inutili. A Malmoe farà freddo (scongiurato il pericolo neve, ma non si sa mai) e ci sarà pure il portoghese Proença, proprio quello di Istanbul. Ma sono solo coincidenze: questo è il mantra che la Juve, mai come oggi intesa come insieme, deve ripetere a se stessa. Perché in realtà c’è una cosa che va considerata prima di tutto: i bianconeri sono padroni del proprio destino.

Oggi dopo la rifinitura a Vinovo la squadra è partita per la Svezia, dove in conferenza parleranno Allegri e Tevez. Le facce durante la seduta sono sembrate distese e sorridenti, come testimonia anche una foto postata da Vidal su Twitter prima della partenza. L’auspicio è che possano esserlo anche domani alle 22:45. E un monito in questo senso possono essere le ultime trasferte in terra scandinava contro Nordjsaelland e Copenaghen: furono due pareggi per 1-1 in rimonta, dopo esser stati sotto ed aver sprecato l’impossibile. Questo domani non sarà permesso: non c’è margine per recuperare. Questo è il penultimo centimetro prima del ritorno con l’Atletico. Ma i risultati si ottengono così, un centimetro alla volta, fino all’ultimo. È il calcio, ma è anche la vita: normale, ma non per questo banale, anzi bellissima.