Il fatto che alla fine, tutto sommato, il pareggio vada anche bene alla Roma (per quanto visto in campo e non se si guarda la classifica) dimostra che ormai da un mese, forse un mese e mezzo, i giallorossi non sono più brillanti come un tempo. Un problema di velocità, di imprevedibilità: se poi si aggiungono le assenze (pesa sempre più quella di Gervinho, ma stasera è mancato Nainggolan ancor più di De Rossi), il teorema è completo.

Eppure anche questa volta la reazione c’è stata: tardiva però, se si considera che il primo tempo è stato regalato al Palermo. E se a beneficiarne è gente come Vazquez e Dybala, regalare un tempo equivale a un suicidio sportivo. Una reazione frutto del cambio di modulo e di uno scatto d’orgoglio. Si esaurisce però una volta trovato il pari. Proprio con Destro, protagonista sul mercato, che a fine partita non si scuce sul suo futuro, ammette sibillino che è un attaccante e pertanto vuole giocare e fare gol, salvo poi rifugiarsi nelle solite dichiarazioni di circostanza.

Tornando al match, contestualmente alla reazione Roma, c’è un calo inevitabile del Palermo. Ritmi ossessivi quelli del primo tempo: eppure la grande occasione per riportarsi in vantaggio ce l’ha ancora Dybala. Stavolta De Sanctis è bravo. Poi poco altro, Garcia le tenta tutte affidandosi forse più al fato che alla logica: fa effetto vedere il diciottenne Verde (al posto del deludente Iturbe) e il trentottenne Totti a guidare l’assalto finale, che si rivela sterile e prevedibile nelle sue forme. Da salvare c’è un ritrovato Strootman, che emerge dalle sabbie mobili della prima frazione e prende per mano i suoi: potrebbe essere il vero acquisto per la Roma, in attesa di Gervinho.

Nel frattempo però, provate a ricordare l’ultima partita in cui i giallorossi si sono mostrati nettamente superiori all’avversario. Forse a Marassi contro il Genoa, anche se in superiorità numerica. Di certo non Udine. Si tratta di vittorie strappate con le unghie: e non sempre si può vincere così. Garcia ai microfoni di Sky parla di una continuità nella qualità del gioco un po’ persa, di regali di Natale fuori stagione, di un atteggiamento che non va più bene: “La squadra non può cominciare a giocare solo quando prende gol”. E se vuole mantenere la sua promessa fatta dopo Juventus-Roma, è giunta l’ora di far cambiare marcia ai suoi.