Le luci si spengono e a San Siro rimane solo l’eco dei fischi dei tifosi rossoneri: il Milan è in crisi e con ogni probabilità non riuscirà a recuperare i punti persi in questo girone d’andata, appena concluso, per puntare al terzo posto in classifica. Gli obiettivi non palesemente dichiarati dalla società ad inizio stagione iniziano a venir meno, lasciando spazio ad una situazione deficitaria sia sul piano dei risultati che su quella del gioco.

Di chi è la colpa? Proviamo per un attimo a fare chiarezza nella confusione generale presente, oggi più che mai, in questo Milan:

INZAGHI- E’ un esordiente. Le sue, sebbene sia alla guida tecnica di uno dei club più prestigiosi al Mondo, sono responsabilità limitate al grado di esperienza accumulato fin ora. La rosa che ha a disposizione non è oltretutto all’altezza di raggiungere grandi traguardi sportivi e l’unico reparto sul quale può contare un discreto apporto qualitativo è quello della trequarti campo, fin troppo ricco di giocatori e soluzioni, che per il momento si sono rivelate suggeritrici più di confusione che di certezze.

ASSENZA DI UN LEADER: Che i giocatori in rosa non siano dei fenomeni già si è detto, ma sull’impegno non possiamo imputare nulla ai rossoneri. Partita dopo partita, un po’ tutti si dannano l’anima per cercare uno spunto vincente o fermare gli avversari (il Milan è la squadra con più espulsioni in questo campionato). L’assenza di un vero leader, in grado di trascinare i compagni in campo e fuori, è invece uno dei motivi della crisi: molti giocatori mancano della personalità e del carisma necessario per affrontare le sfide e i momenti più difficili, e non c’è un vero trascinatore che aiuti i compagni più fragili a risalire la china. In particolare, mentre Menez, Montolivo o De Jong non riescono ad essere degli autentici condottieri, El Shaarawy e De Sciglio mostrano fragilità che penalizzano le loro prestazioni e quelle della squadra.

CAOS SOCIETARIO, MANCANZA DI INVESTIMENTI: E’ sicuramente il punto centrale della situazione critica in cui si trova il Milan oggi. Se da un lato la divisione delle competenze tra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani, assieme ad una presenza più assidua del presidente, hanno chiarito e rassicurato i più sulla solidità del club, dall’altro non si capisce quale reale significato possa avere la recente visita di Arrigo Sacchi a Milanello. Un così estremo ritorno al passato sembra essere l’esplicita dichiarazione di confusione tecnica della squadra. Gli investimenti e la mancanza di un mercato di rafforzamento rappresenta poi il primo elemento di crisi: Galliani pesca un po’ quello che capita, perché a secco di fondi, senza alcun tipo di progettualità. Mentre la rosa avrebbe un disperato bisogno di difensori e centrocampisti, a Gennaio sono arrivati altri due calciatori spiccatamente offensivi come Cerci e Suso. Fino a quando mancheranno gli investimenti adeguati alle necessità della squadra i rossoneri non potranno risalire la china, perché appare evidente che non si può disputare un campionato con i soli parametri zero, quand’anche si voglia arrivare terzi.