Stasera c’è tanta difficoltà a scrivere. C’è difficoltà a raccontare una partita, Roma-Milan, che ha rispettato il suo prevedibilissimo copione (arci-noto in Serie A) e c’è ancora una volta tanta difficoltà a parlare del solito protagonista fuori dal campo: Mario Balotelli. Il classico personaggio, che nel suo rapporto conflittuale con i media, ricorda tanto la professoressa che ai colloqui non fa mai mancare la frase: “È intelligente, ma non si applica”
Ecco, il sunto è questo. La sostanza è ben altra. L’attaccante rossonero non ha mai avuto un feeling particolarmente solido con la stampa, né in Italia e tantomeno in quell’Inghilterra che lo ha massacrato ad ogni mezzo passo falso. Manzoni ricorda attentamente che “la ragione non si divide con un taglio così netto” e in effetti non si sbagliava. Pungere Balotelli in ogni momento, per qualsiasi cosa, e per il semplice gusto del titolone da 10.000 visualizzazioni, è un’esagerazione. Ma fare delle considerazioni legate a quel rettangolo verde dove Mario (che oggi di Super non ha nulla) dovrebbe spaccare il mondo, non lo è. Quello è lecito e sacrosanto.
Il Milan non vive le sue migliori stagioni, ma il regresso del suo punto di riferimento è netto. I numeri direbbero il contrario, Balo non ha mai segnato così tanto in carriera. E allora cosa c’è che non va? C’è che Balotelli avrebbe le possibilità per trascinare e invece oggi, in una vera e propria prova di maleducazione ai microfoni di Sky, ha anche gettato la spugna e rinunciato a voler essere un grande, annunciando di “essere un calciatore normale, non un top player”.
Mentalità da “loser”, per dirla alla Briatore? Chissà. Fatto sta che Balotelli, con un potenziale altissimo a sua disposizione, ha scelto di accontentarsi. Ha scelto di essere una semplice goccia nell’oceano. E – ci ripeteremo all’infinito – non sono le sue cifre a dimostrarlo, ma un atteggiamento rinunciatario, snervante e inutile. Più passa il tempo e più continua a darne prova, peggiorando vistosamente dal punto di vista della mentalità.
Lo testimonia un comportamento assolutamente vergognoso nei confronti di Marocchi, Panucci e Boban nel post-partita dell’Olimpico. Nel calcio esistono pareri discordanti, da esprimere con correttezza, educazione e rispetto, soprattutto nei confronti di chi ha alzato trofei importanti come la Champions League e che di certo qualcosa di calcio la capirà, a differenza di quanto possa credere un presunto fenomeno che oggi non ha fatto vincere nulla a nessuno. Che è diverso dal vincere qualcosa, come ha fatto lui – dalla panchina – in quella notte di Madrid assieme agli ex compagni dell’Inter. Balotelli, eliminazione della Germania agli Europei a parte, non ha mai deciso nulla di importante. Ha avuto tante opportunità, ma il tempo delle chiacchiere è finito. Un calciatore definito “promessa” a 18 anni, non può – sei anni dopo – continuare su questa strada. I campioni veri accettano le critiche, spesso le creano ad hoc per migliorare ed essere più forti.
Il verdetto – una vera minestra riscaldata, peraltro – è chiaro: Mario Balotelli è un giocatore normale. Un’eterna potenziale stella che con una mentalità simile difficilmente riuscirà a lasciare un ricordo positivo di sé. E adesso, per favore, non chiamatelo più SuperMario.