Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E Andrea Pirlo, con quella barba un duro lo pare davvero, al pari di quel Chuck Norris al quale è stato accomunato negli ultimi tempi. Quando la partita non si sblocca o si rivela difficile e mancano pochi secondi al termine della frazione, lui c’è sempre, pronto a disegnare traiettorie luminose che garantiscono tre punti. Dopo gli exploit di Genova nella scorsa stagione e il fantastico gol nel derby di fine novembre contro il Torino, il numero ventuno bianconero ha dato ancora un saggio della sua classe decidendo il match contro l’Atalanta con un destro secco, imparabile, fantascientifico che si è infilato alle spalle del bravissimo ed incolpevole Sportiello.
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Ma ciò che balza agli occhi è la capacita che ha Pirlo nell’allontanare le critiche: dopo gli ultimi match disputati era finito sul banco degli imputati (soprattutto a Cesena), perché reo di aver giocato sotto ritmo e di aver regalato palloni agli avversari. Ma ecco poi il colpo di genio, una staffilata da trenta metri che riconcilia ogni amante del calcio, aldilà della fede di appartenenza, con questo sport. Gli hanno dato del bollito più volte ma lui risponde ancora presente e non ha alcuna voglia di smettere per il momento: “Adesso ho più entusiasmo di quando avevo quindici anni” – ha dichiarato recentemente.
Siamo onesti: quando smetterà, lo rimpiangeremo. Perché al pari di Totti e qualche altro vecchio del nostro campionato, è ancora capace di fare la differenza regalando gioie immense e gesti tecnici memorabili. Lo rimpiangeremo perché l’eleganza che lo contraddistingue non la vedremo più su un terreno di gioco perciò per ora teniamocelo stretto, anche in Nazionale. Andrea Pirlo, il “bollito” che ha ancora voglia di stupire. Le critiche sono lontane, adesso le parole hanno lasciato il posto all’ennesimo boato dello Stadium, pazzo di gioia dopo la nuova incredibile magia.