21 anni, professione centrocampista, 11 presenze in serie B e il primo centro, quello che porta la sua squadra a conquistare tre punti d’oro in ottica salvezza. Letta così, la storia di Nicolò Quaggiotto, per quanto pregna di soddisfazioni, non travalica i confini della sacralità calcistica. A dare sale alla formazione di questo ragazzo nato il 4 ottobre 1993 a Bologna e cresciuto nel vivaio del Brescia, dove da dicembre a questa parte è tassello importante, passando per Santarcangelo e Lumezzane, sono le origini: suo padre è Alessandro Quaggiotto, centrocampista classe 1962 ed ex protagonista in B e A con Bologna, Genoa e appunto Brescia, mentre sua mamma è Antonella Corioni, sorella dell’ex patron delle rondinelle Gino.

Troppe volte in passato era stato facile associare pregiudizi alla carriera di Nicolò, che intanto lavorava affidandosi alla corsa e alla fiducia di Ivan Javorcic, allenatore che l’aveva avuto nella Primavera lombarda e lo ha lanciato tra i titolari, laddove è rimasto anche dopo il ritorno di Alessandro Calori in panca. Ieri la chance per mettere il suo nome nel tabellino, in un derby, quello di Varese, importante per tradizione e classifica: minuto 73, Quaggiotto serve Antonio Caracciolo, e sulla respinta del portiere ospite vince un corpo a corpo con l’avversario, si rialza e spinge la sfera in rete. 1-2 e tre punti per il Brescia. Una gioia che il giovane Nicolò ha raccontato così: “E’ stato un gol un po’ fortunoso però è sempre gol e questo è quello che conta. E’ nato da un rimpallo ma ci abbiamo creduto ero lì e con un piatto ho appoggiato la palla in rete”. Tutto semplice: come affidarsi ai pregiudizi. Che spesso, alla prova del campo, falliscono.
(Twitter: @GuerraLuca88)