É arrivato alla sua maniera, senza clamore, in macchina, a sue spese e con una sola richiesta: un bravo interprete. D’altronde dal Loco bisogna aspettarsi questo ed altro, non pensavate davvero che sarebbe venuto in smoking a ritirare uno strameritato premio alla carriera. Lui non ama le cerimonie, non ama l’ipocrisia, ha voluto con sé a Coverciano la moglie e la madre, fatte venire apposta e sempre a sue spese dall’Argentina, perché si trattava di uno splendido riconoscimento per i suoi traguardi, ma prima della consegna ha voluto spiegare ai presenti il frutto dei suoi risultati, il suo ineccepibile modo di intendere il calcio.
Se ci fossimo trovati nell’antica Grecia avrebbe potuto benissimo essere una lezione di un celebre filosofo tenuta nel suo Ateneo. Quasi due ore di puro calcio, una lezione tenuta con piglio, coraggio, fermezza ed intensità, proprio come il calcio espresso dalle squadre allenate dell’argentino, che ha letteralmente conquistato la platea italiana in quanto ha lasciato perfettamente trasparire quanta cura, quanto amore, quanta cultura ci sia dietro il suo calcio. Un calcio che ha saputo dapprima studiare in ogni suo minimo particolare con più di 50.000 partite viste e poi codificare in un’idea moderna e completa capace di coniugare tutte le sfumature possibili perché “esistono 28 moduli diversi, non di più“. Poco importa se non era vestito e ben curato per l’occasione. Quale cravatta, quale completo? Marcelo ha bisogno di muoversi: una tuta è quello che ci vuole per trasmettere la sua passione trascinante e ammaliare anche i più scettici, quelli che “il calcio non è artificio, è una cosa semplice, si gioca in 11 contro 11 e vince il più forte“.
Bielsa è stato il padrone assoluto della sala, si è spostato continuamente da una parte all’altra come in uno dei suoi consueti allenamenti, come un professore a cui sta troppo stretta la cattedra a cui è legato e che allora si alza, si rivolge agli studenti, poi va alla lavagna, poi si risiede in un continuo alternarsi di movimenti che ha obbligato la povera traduttrice a rincorrerlo per potergli stare dietro. Una vera e propria full immersion da tramandare ai posteri. Un’analisi tattica maniacale, condotta con l’aiuto di lavagnette, video e diapositive appositamente preparate, che ha insistito sull’importanza del verticalizzare, del dare ampiezza al gioco, del saper sfruttare il centro e le fasce, dell’anticipo dei centrali difensivi, del pressing alto, inframmezzata da un interessante excursus sul ruolo dell’allenatore, il quale oltre ad un tecnico deve saper essere un bravo psicologo per riuscire a trarre il meglio da ogni suo calciatore.
Pep Guardiola dichiarò tempo fa: “Bielsa è il miglior allenatore del pianeta, il suo gioco è a dir poco perfetto” e lo spagnolo non è certo l’ultimo arrivato in questioni di qualità e stile di gioco. Eppure Bielsa, amatissimo dai colleghi, dai giocatori e dai tifosi, non ha mai avuto un rapporto facile con la stampa. Spesso in conflitto, criticato e attaccato per una sua presunta ostentata superiorità, il tecnico ha risposto con una chiusura netta dei diversi organi di informazione dal suo ambiente (casa, famiglia, campo d’allenamento) e nelle sporadiche conferenze d’obbligo si dimostra spesso svogliato e poco collaborativo. Praticamente l’esatto opposto di Mourinho, molto abile invece nel sfruttare il fattore mediatico. Una personalità insomma complessa e un po’ bizzarra. Si raccontano decine e decine di aneddoti sul suo conto. Viene spesso lodata la sua capacità di osservazione dei singoli giocatori e della disposizione tattica, e si dice che ai tempi del Newell’s, essendo il campo di allenamento sprovvisto di tribune, fosse solito arrampicarsi su un albero con tanto di foglietti e appunti vari con una normalità e tranquillità divenute proverbiali. El loco è famoso inoltre per la sua grande abilità nel lavorare con i giovani e scoprire grandi talenti, basta nominare un certo Batistuta, ma anche Rafa Marquez e i diversi giovani dell’attuale Bilbao che ha sconfitto quest’estate il Napoli di De Laurentiis.
Che dire poi dei suoi metodi d’allenamento? Guardate questo video preso dal canale ufficiale dell’OM, osservate con quanta attenzione e con quanta determinazione Bielsa conduca questo esercizio, fatto in fase di preparazione estiva, sul pressing e l’intensità di gioco che devono avere i centrocampisti, in particolare Mario Lemina e Giannelli Imbula e sull’apporto dei terzini.
Visibilmente emozionato, Marcelo Bielsa si è preso una calorosa standing ovation, applausi scroscianti e tutti in piedi per un uomo che attraverso la propria idea di calcio ha raccontato la sua vita. A questa conferenza El Loco teneva particolarmente in quanto l’ha voluta condividere con la famiglia ed ha cambiato, mai pago, più volte nel giro di pochi mesi il programma della lezione. Il risultato è stato un successo, l’Italia lo ama e vorrebbe vederlo presto su una nostra panchina.