Ci sono date che segnano la storia. Per il mondo, per lo sport, per una persona e per tutto ciò che ci circonda. Ricordo, come se fosse ieri, quando dissi per la prima volta la parola “mamma”, scatenando varie emozioni in famiglia e non solo. Ecco, solo eventi che vanno celebrati nella giusta maniera proprio per avere dei flashback durante il resto dei giorni. Un po’ come la Juventus che, da quel fatidico 5 maggio del 2002, attende questo periodo, che si piazza tra la primavera (mai arrivata) e l’estate, con impazienza. Una dozzina di anni fa, infatti, a Roma si consumava il dramma sportivo più eclatante del calcio italiano, che dava alla Vecchia Signora la matematica certezza del suo 26° Scudetto. Fu una giornata campale, con l’adrenalina a mille per quasi tutti gli sportivi del nostro Paese.
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L’Inter, da prima in classifica e con un vantaggio di un punto sulla Juventus e due sulla Roma, giocò in un “Olimpico” quasi tutto nerazzurro, contro una Lazio che non contava nemmeno sull’apporto dei loro tifosi, chiaramente in favore della compagine nerazzurra in virtù dello storico gemellaggio tra le due fazioni. I bianconeri furono impegnati in quel di Udine, mentre la Roma disputò la sua ultima gara di campionato al “Delle Alpi” contro il Torino. I primi minuti delle rispettive gare riservarono sorprese: la Juventus di Lippi, dopo appena 70” di gioco era già in vantaggio con un gol di Trezeguet, che mise pressione alla formazione meneghina allenata da Cuper e tagliò dalla corsa tricolore Fabio Capello e la sua Roma.
Dopo pochi minuti, Buffon e compagni raddoppiarono con Del Piero, chiudendo già la contesa del “Friuli” a differenza di Inter e Roma, bloccate ancora sullo 0-0. Si capisce immediatamente, però, che qualcosa sta per succedere, con gli occhi dei milioni di tifosi sparsi per l’Italia e nel mondo, intenti a non staccare gli occhi dai tre campi principali. Alle 15 e 12, Riccardo Cucchi, radiocronista di Radio Rai, interviene da Roma: “Inter in vantaggio, Christian Vieri!”, facendo scatenare la gioia per i tanti sostenitori interisti che attendono il tricolore dopo anni di delusioni. Adesso gli stati d’animo sono capovolti: nell’ambiente nerazzurro si respira aria di trionfo, a differenza della rassegnazione che campeggia su Juventus e Roma. Non è finita qui, però, perché la giornata custodisce nuovi colpi di scena. La Lazio perviene al pareggio con Poborsky, Di Biagio riporta le cose in favore dell’Inter.
Tutto nel giro di pochi minuti, anche se il bello deve ancora arrivare. Nel recupero della prima frazione di gioco, infatti, ancora lui, Karel Poborsky beffa Gresko e infila la sfera alle spalle di Toldo. E’ il 2-2 biancoceleste. Nella ripresa, con Juventus e Roma ferme in attesa di novità più clamorose, Simeone segna il tris per la Lazio, adesso più che mai arbitro del campionato. A Udine, Lippi cerca di mantenere la calma, ma non è facile, considerata la difficoltà di vincere quel torneo di A. Intanto a Torino, Cassano mette la freccia per la Roma, segnando con uno splendido pallonetto l’1-0 giallorosso. Al 25’ della ripresa la classifica recita: Juventus 71, Roma 70, Inter 69. La graduatoria, tuttavia, non cambierà più causa quarto gol di Simone Inzaghi, che condanna un Ronaldo in lacrime alla disfatta nerazzurra. E’ la più grossa amarezza della storia dell’Internazionale che, in un colpo solo, si vede scavalcata da due squadre. Inutile dire che, i 20.000 juventini presenti al “Friuli” esultano increduli, con lo spogliatoio bianconero ebbro di gioia per un trionfo inatteso, ma prodotto da quella caparbietà mai mancata.
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Da quel giorno in poi, il 5 maggio segna l’inizio della data storica per la Juventus che, ironia della sorte, proprio lo scorso anno, nel medesimo giorno e nella stessa ora, conquista il suo ennesimo tricolore battendo il Palermo con un gol di Vidal. Una soddisfazione per Antonio Conte, vincitore nel 2002 da calciatore e, 11 anni dopo, anche da allenatore. Il resto è cronaca attuale, con la Juventus che, stasera contro l’Atalanta, farà festa con i propri tifosi per la matematica certezza del campionato 2013/14. Stessa felicità, dodici anni dopo.