In qualche maniera il neo presidente Cassarà lo aveva predetto. Voleva cori al genoma esplosivo, le curve con gli shot, con gli scoppi, con le bordate, “diamo quello che siamo, valore e potere del calcio a Varese“. Beh è stato pienamente accontentato: uno stadio letteralmente messo a soqquadro ed una gara quella di oggi con l’Avellino ovviamente rinviata. Un chiaro messaggio di alcune bande di ultras nei confronti della società ritenuta la vera colpevole di questa stagione disastrosa (4 punti di penalizzazione e -12 dalla salvezza). Pali tagliati, zolle alzate, messaggi minatori, panchina distrutte e porte danneggiate, un Franco Ossola davvero irriconoscibile.

Società allo sfascio, città disorientate, tifosi arrabbiati ed ultras distruttivi. Varese non è certo il primo caso, anzi di questi episodi se ne vedono fin troppo spesso, guardate ed esempio anche il brutto episodio successo ieri a Cagliari. Non mancano tuttavia gli esempi positivi, come il più noto, quello della città di Parma, che sta continuando a sostenere i propri giocatori nonostante un’imminente retrocessione e un’incombente eventualità di fallimento. I problemi non si risolvono certo rompendo uno stadio, a rimetterci infatti saranno soltanto i cittadini, i quali contribuiranno con i loro soldi (le tasse destinate al comune) ai lavori di ristrutturazione del campo da gioco.