I precedenti tra le due squadre parlano chiaro: in 16 incontri consecutivi non abbiamo mai battuto gli Inglesi, il pronostico ci dà per spacciati, ma questa volta all’Olimpico si respira un clima diverso, c’è speranza e fiducia nei confronti della Nazionale, specialmente dopo il colpaccio sfiorato allo Stade de France la settimana scorsa.
Comincia alla grande l’Italia che, nonostante alcuni errori evitabili di handling, si avvicina più e più volte in zona punti, grazia ai guizzi dei singoli, Campagnaro e Parisse su tutti, e induce l’arbitro a sanzionare l’indisciplina inglese. I primi punti del match portano così la firma di Canna all’8’ minuto di gioco. La superiorità degli ospiti in mischia chiusa è però evidente e viene premiata da un calcio di punizione al 12’, convertito da Farrell. Il primo brivido per l’Italia porta il nome di Ben Youngs che trova un bellissimo buco cogliendo impreparata la difesa azzurra, che si salva concedendo però un calcio di punizione. Ford ringrazia e porta i suoi sul +3. L’Italia non ci sta e torna in zona d’attacco riuscendo a guadagnare un calcio di punizione al 18’, trasformato da Canna che ristabilisce la parità sul 6 a 6. L’Inghilterra è bravissima nel portare la pressione con i calci alti e proprio da un pallone recuperato da un up and under al 25’ riesce a trovare la via della meta sulla bandierina con George Ford. La posizione del calcio di trasformazione non è delle migliori e Farrell sbaglia, Inghilterra 11, Italia 6, che diventeranno 9 grazie al solito (e unico) Canna, quando mancano 5 minuti alla fine del primo tempo. Nel primo quarto d’ora di gioco della ripresa assistiamo bene o male allo stesso spartito dei primi 40 minuti, l’Italia ci crede ma i suoi sogni si infrangono al 53’ quando il triangolo allargato italiano combina un disastro regalando la palla a Joseph che va a schiacciare la meta in mezzo ai pali accompagnato dagli “accidenti” dell’Olimpico. Da qui in avanti si spegne la luce in casa Azzurri, ma soprattutto comincia un’altra partita. Le ormai deboli speranze di rimonta dell’Italia vengono definitivamente stroncate due minuti dopo, quando il pallone uscito da una maul avanzante inglese dentro i 22 italiani viene calciato deliziosamente da Ford per Joseph che mette l’ipoteca sulla partita. Al 63’ Farrell allunga nuovamente dalla piazzola per il +19 inglese, mentre la quarta meta ospite, ancora una volta segnata da Joseph, arriva al 71’ dall’ennesimo errore individuale italiano, ma lo show inglese non si ferma e al 75′ è Owen Farrell a mettere il suo nome sulla lista dei marcatori e britannici che toccano quota 40 punti (lodevole il riciclo di Jamie George per l’apertura inglese senza guardare). Inghilterra 40, Italia 9.
In settimana ci avevano promesso mazzate e così è stato. Ma non è l’arroganza a parlare per gli Inglesi, è la consapevolezza di essere superiori. Eddie Jones si è presentato a Roma con 6 giocatori di mischia su 8 in panchina, una scelta che lasciava presagire il gioco che gli Inglesi avrebbero dovuto esprimere in campo: molto abrasivo, fatto di collisioni e di battaglie di in mischia chiusa, fino a stancare e quindi a sottomettere i rispettivi avversari. I primi 40 minuti tuttavia ci palesano un gioco diverso da quella previsto, meno fisico e più riflessivo da parte loro. Gli inglesi ci feriscono quando devono, tengono botta in difesa concedendoci punti solamente dalla piazzola, ma soprattutto prendono le misure per la seconda parte del piano da attuare nei successivi 40 minuti, il rinomato punto deboli degli Azzurri. Obbiettivo: mettere alle corde l’Italia, portarsi con tranquillità oltre il break e siglare quella vittoria di quantità tanto voluta da Eddie Jones. Missione compiuta. L’Italia era chiamata ad una grande prova di orgoglio contro gli indomiti inventori del gioco. Molti azzurri alla prima chiamata, o quasi, con la nazionale hanno disputato un primo tempo ben al di là delle loro aspettative, giocandosela a tu per tu contro avversari affermati nei club più vittoriosi d’Europa e di indiscussa esperienza internazionale. Il maggior talento di quest’ultimi ha finito poi per prevalere dal 53’ minuto di gioco in poi, dopo la meta di intercetto di Joseph, la quale ha decretato il nostro knock out tecnico. Tutto ciò che è accaduto dopo non documenta nulla di effettivo, se non i tentativi velleitari di una squadra inesperta di contenere gli impeti di una delle regine del panorama rugbistico internazionale. Perciò, senza dimenticare la magra figura dell’ultima mezz’ora di gioco, ripartiamo da quello che si è visto nella prima frazione di gioco.