Curry

5) Doug McDermott (Chicago Bulls)

I continui infortuni che hanno interessato il roster dei Tori nel corso degli ultimi tempi hanno rappresentato una vera fortuna, a livello individuale, per il sophomore originario del North Dakota. Questa poderosa schiacciata sfoderata nella vittoria contro gli Wizards non è che un piccolo assaggio del suo contributo offensivo, giunto nelle ultime due settimane a ben 16.8 punti di media a partita.

4) Isaiah Thomas (Boston Celtics)

L’ex-playmaker di Kings e Suns stupisce i migliaia di tifosi presenti al TD Garden con uno spettacolare assist da dietro la testa per Jae Crowder, il quale non può che connettere il successivo tentativo da tre: con soli 50 secondi da giocare nel quarto quarto, si tratta del canestro che sancisce definitivamente la vittoria dei Celtics sui Milwaukee Bucks.

3) Giannis Antetokounmpo (Milwaukee Bucks)

Straordinaria ripartenza della franchigia del Wisconsin: Monroe recupera palla sull’orribile attacco dei Lakers e serve Middleton, che decide di alzare un alley-oop contro il tabellone per l’accorrente Antetokounmpo. Una giocata ad alta velocità che lascia intravedere tutto il potenziale – largamente inespresso – di Milwaukee, la cui rincorsa ai Playoffs si fa via via sempre più disperata.

2) Kyle Lowry (Toronto Raptors)

L’avvertimento lanciato dal condottiero dei canadesi in occasione dello scontro diretto con i Cleveland Cavaliers è chiaro: stavolta nella post-season bisognerà fare i conti anche con i Raptors. Al termine di una prestazione da applausi (43 punti, 9 assist, 4 rubate con il 75% dal campo) Lowry sfida in isolamento Matthew Dellavedova e, con soli 3.8 secondi al termine della gara, insacca il canestro che vale la vittoria: ora Toronto è a 1.5 vittorie di distanza dalla testa della Eastern Conference.

1) Stephen Curry (Golden State Warriors)

La degna conclusione di una gara, l’ennesima, giocata ben al di là dei confini della realtà. Tralasciando ogni tipo di pianificazione nei secondi finali, Steph scaglia il tiro della vittoria da almeno tre metri dietro la linea da tre punti, lasciando stupefatto il pubblico di Oklahoma City e mandando in visibilio i propri compagni di squadra: non certo una brutta maniera per pareggiare il record NBA per triple messe a segno in un’unica partita (raggiunti a quota 12 Kobe Bryant e Donyell Marshall).