Il danese Rasmussen con la maglia della Rabobank

“Leinders ha posseduto, trafficato e amministrato metodi per aumentare le prestazioni sportive di atleti senza alcuna giustificazione medica, incluse Epo, trasfusioni di sangue, insulina, Dhea e altri corticosterodi”. Questo è un estratto della sentenza della commissione arbitrale americana che ha radiato il medico belga Geert Leinders, il quale si era appellato, contro le accuse mosse dall’Usada, proprio alla commissione. I fatti contestati si riferiscono al periodo in cui il medico prestava servizio nella squadra olandese Rabobank. Uno scenario demoralizzante quello che esce dalle indagini: alla Rabobank il doping rientrava nel normale modus operandi. Epo, insulina, trasfusioni e altri metodi venivano usati con costanza e minuziosa organizzazione. Il tutto sotto l’egida del medico belga e con l’aiuto, pare, di un altro medico appartenente proprio all’ Uci, Mario Zorzoli, che, in base alle parole dell’ex corridore Rasmussen, avrebbe collaborato con il collega belga per eludere i controlli. Ma andiamo con ordine.

Perché l’Usada?
Le indagini sono state condotte dalla federazione americana quando il nome del medico belga venne fuori nel corso del procedimento contro l’US Postal di Armstrong. Fu l’ex Rabobank Levi Leipheimer (dal 2002 al 2004) a fare il suo nome. Da lì partì l’indagine parallela dell’Usada, a cui si aggiunsero le agenzie antidoping olandesi e danesi. Olanda perché il team è olandese, Danimarca perché il perno delle indagini fu Michael Rasmussen, corridore danese in forze agli orange dal 2003 al 2007.

Le dichiarazioni di Rasmussen
L’atleta danese, pentito dei suoi trascorsi, confessa tutto e promette di fare i nomi di coloro che contribuivano a questo giro assurdo di sostanze dopanti, trasfusioni ematiche ed altri rimedi per “vincere facile”.
Comincia dai primi incontri nel 2003 in cui Leinders spiegava ai suoi come prendere l’Epo e l’insulina eludendo i controlli. In seguito li guidava nelle trasfusioni di sangue consigliando ai ciclisti di usare sacche ematiche di parenti stretti. In pratica, il medico belga parlava spesso di doping, consigliava i corridori, effettuava iniezioni e trasfusioni, insomma, diciamo che il doping non era proprio un tabù in casa Rabobank. Vergogna totale. Lo stesso Rasmussen coinvolge Mario Zorzoli. Il medico e consulente dell’Uci avrebbe infatti avvisato Leinders di valori anomali del sangue del danese che avrebbero destato sospetti nel Tour 2005, oltre a consigliargli la Dhea, un ormone steroideo, perché “così fan tutte le squadre”. Queste sono dichiarazioni di Rasmussen, sia chiaro, ma se dovessero trovare conferma sarebbe il caso di fare un bel controllo interno all’Uci stessa. Non si possono tollerare simili comportamenti da parte di chi dovrebbe essere, teoricamente, controllore e garante di questo splendido sport, troppe volte umiliato da questi casi.

Il buon padre di famiglia
Per la cronaca, il medico Leinders respinge tutte le accuse dichiarandosi innocente. Ma la sua situazione non è delle più rosee: anche l’avvocato dell’agenzia antidoping olandese punta il dito contro il belga: “Leinders avvisava i corridori su che cosa usare, come usarlo, quando usarlo e come evitare di essere presi” e dispensava consigli anche ai giovani. Che brav’uomo. Nello specifico diceva loro di non doparsi all’inizio per far emergere le loro caratteristiche, e che il doping sarebbe arrivato con la maturità. Proprio come un vero padre di famiglia.