Non c’è dubbio: l’azzurro dell’Italia opposto al bianco bardato di verde e rosso della Bulgaria ai tifosi italiani ricorderà sempre la semifinale di Usa ’94. Proprio in quella partita, come nel resto del mondiale, a trascinare la nazionale alla finale, poi persa ai rigori col Brasile, fu uno dei più grandi giocatori della storia tricolore: Roberto Baggio.
Le carezze al pallone, il codino al vento, le parabole eleganti e quello sguardo fiero e ricco di umanità l’hanno reso nell’immaginario degli italiani un eroe in un mondo, quello del pallone, troppo saturo di figurine e figuranti. Roby, con quella doppietta meravigliosa siglata ai sorprendenti bulgari, trascinati fino a quel momento da Hristo Stoichkov, portò gli azzurri a un passo dal sogno, con la leggerezza tipica di chi riesce a spiegare il calcio con un tocco di palla. Un’azione personale culminata con un tiro a giro sotto l’incrocio dei pali ed una gran conclusione da posizione defilata gli bastarono resero inutile il gol su rigore del campione del Barcellona, che sarebbe poi passato da Parma senza lasciare grandi tracce.
Esistono tanti tipi di giocatori: quelli mediocri, quelli normali, i campioni, i fuoriclasse; poi ci sono gli eletti. E tra questi, pochi, c’è anche Baggio, capace in quella semifinale di esaltare i tifosi italiani, spegnendo ogni velleità bulgara, per poi spaventarli con uno stiramento che (col senno di poi possiamo dirlo) non lo consegnò alla finale di Pasadena al 100% della forma.
Domani Conte non avrà a disposizione Roberto Baggio, né un calciatore come lui. Perché sono pochi al mondo quelli che accarezzano il pallone. Uno solo l’uomo che l’ha fatto col codino al vento.