Andriy Shevchenko è uno di quegli uomini che quando viene da pensarci lo immagini come un uomo-nazione, un simbolo, una bandiera di un popolo.
La storia di Sheva è stata proprio così: un’altalena di emozioni, un vivere e sopravvivere a eventi che hanno segnato la sua Ucraina, come il disastro nucleare di Chernobyl.
Shevchenko occupa il quinto posto nella graduatoria dei marcatori delle competizioni UEFA per club di tutti i tempi: con 67 gol è preceduto da Raul, Filippo Inzaghi, Lionel Messi e Cristiano Ronaldo e il decimo nella graduatoria dei giocatori con più presenze con 143 partite. Con 111 partite disputate e 48 gol segnati, Shevchenko è inoltre il secondo giocatore con più presenze nella Nazionale ucraina dopo Anatoliy Tymoshchuk e il primo come reti realizzate. Attualmente occupa anche il secondo posto nella graduatoria dei migliori marcatori della storia del Milan e il quarto posto nella graduatoria dei migliori marcati nella storia della Dinamo Kiev.

Ma se siamo oggi qui a scrivere di lui è perché ricorre l’anniversario di un grande traguardo raggiunto dal campione ucraino: il 13 dicembre 2004 Shevchenko vinceva il Pallone d’Oro dopo una stagione eccezionale dove realizzò 24 reti in 32 partite di campionato, portando il Milan alla conquista di uno Scudetto che mancava da quattro anni e aggiudicandosi il titolo di capocannoniere bissando quello ottenuto nel 1999-2000.

Ha esordito nella Dinamo Kiev, con cui ha vinto cinque campionati ucraini e tre coppe nazionali in cinque anni. Nel 1999 è approdato al Milan. In maglia rossonera si è aggiudicato uno scudetto, una Supercoppa europea, una Supercoppa italiana, una Champions League e una Coppa Italia. Nel 2006, dopo 7 anni nelle file del Milan, è stato acquistato dal Chelsea, con cui ha vinto una Coppa d’Inghilterra e una Coppa di Lega inglese. Nell’estate 2008 ha fatto ritorno al Milan per un prestito annuale, poi è rientrato al Chelsea e successivamente ha rescisso il contratto per fare ritorno alla Dinamo Kiev con cui ha vinto una Supercoppa d’Ucraina in tre anni prima di chiudere la carriera nel 2012.