Usain Bolt è stato il leader di un incredibile gruppo di velocisti del suo Paese in grado di dominare le piste mondiali di atletica leggera. Come per incanto, caduto il re, si polverizzano anche le certezze di chi, dietro di lui, ha costruito le proprie fortune.
La piccola Giamaica aveva entusiasmato negli ultimi appuntamenti internazionali, ma ai Campionati Mondiali 2017 di scena allo Stadio Olimpico di Londra, lo stesso che aveva ospitato i Giochi Olimpici del 2012, tutto sembra già un lontano ricordo.
Ha calamitato l’attenzione dei media e dei tifosi dell’intero globo al momento degli ultimi cento metri della sua folgorante carriera agonistica, ma il commiato di Usain Bolt è stato a dir poco amaro. Chi l’avrebbe immaginato che il più forte sprinter di tutti i tempi sarebbe arrivato terzo, per giunta nella gara vinta dall’odiato Justin Gatlin?
Eh già, il trentacinquenne statunitense, già campione iridato a Helsinki 2005, aveva dovuto fare i conti con i “buuu” del pubblico per via del suo passato non troppo trasparente. Ma lui ha preferito rispondere con i fatti, zittendo letteralmente il pubblico dopo l’arrivo: tempo non eccezionale, 9.92, ma ciò che conta è essersi messo al collo la medaglia d’oro. E la festa di Bolt viene rovinata anche da Chris Coleman, altro statunitense, che lo beffa a sua volta andando a prendersi la medaglia d’argento.
A questo punto cosa farà il leggendario personaggio giamaicano? Il suo Mondiale non è finito, intendiamoci: ci sono i 200 metri dove dovrà vedersela, tra gli altri, con il formidabile sudafricano Wayde Van Niekerk, primatista dei 400; e poi ci sarà la staffetta per chiudere in maniera dignitosa.
Di certo il suo inaspettato Ko non ha fatto bene ai suoi compagni di squadra. Basti pensare ai 100 metri femminili, dove la campionessa olimpica Elaine Thompson, favoritissima per la vittoria, è autrice di una gara choc che la porta addirittura fuori dal podio. Il tempo per rialzarsi c’è, intanto la Giamaica cerca di risvegliarsi da un brutto sogno.