“In un mondo che non ci vuole più, il mio canto libero sei tu”. Giulio Rapetti Mogol in una delle sue più belle canzoni “create” ad arte, intendeva dare quel significato in più a un canto disinteressato, senza confini e indifferente nei confronti a tutto ciò che lo circonda. Un po’ come il calcio moderno, ormai detentore di quelle vecchie emozioni che, col passare del tempo, si stanno perdendo come i valori nello sport. Quei valori, quelle sensazioni di un tempo che, prima-durante e dopo Barletta-Catanzaro, qualcuno ha riscoperto o, meglio dire, non ha mai perso. Tra le due tifoserie, quella pugliese e quella giallorossa, intercorre un gemellaggio quasi trentennale.
Era il 31 maggio del 1987 quando, al “Cosimo Puttilli”, iniziò un’amicizia che tutt’ora resiste, nonostante l’entrata in vigore della Tessera del Tifoso, di divieti di trasferte e, chi ne ha, più ne metta. Da quasi 30 anni, l’occasione di incontro tra Barletta-Catanzaro si trasforma in una vera e propria festa, con pranzi, cene, canti e salti di gioia fatti con un minimo comun denominatore: le due opposte fazioni insieme, mano nella mano. Un po’ come quando due fidanzati attendono di vedersi dopo un lungo-medio lasso di tempo, scambiandosi un abbraccio lungo quanto la costiera amalfitana. Durante il match di ieri, terminato 3-0 in favore degli ospiti, i sostenitori delle due squadre si sono scambiati complimenti, hanno affisso striscioni di affetto, con il “Puttilli” intento ad applaudire ogni qualvolta si registravano episodi di questo genere.
Barletta-Catanzaro, in campo, è passata in secondo piano, anche perché le attenzioni erano rivolte agli spalti, con i circa 1700 spettatori intenti a godersi lo spettacolo offerto dalla curva barlettana e dal settore occupato dai tanti tifosi calabresi. Il finale di gara, però, è di quelli che non ti aspetti, che ti tolgono il fiato, che ti fanno addirittura commuovere come un bambino. Quando il Signor Verdenelli decreta la fine delle ostilità di Barletta-Catanzaro, i calciatori vanno a salutare i rispettivi supporter, ringraziandoli dell’apporto dato. C’è gioia nelle fila giallorosse, meno in quelle pugliesi, ma ci sta, il calcio è fatto di risultati che non possono accontentare tutti.
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Qui, però, viene il bello: il settore più caldo della tifoseria di casa, chiama a gran voce i giocatori del Catanzaro, invitandoli ad andare sotto la loro curva. Da lì, capitan Ferraro e gli altri vengono incitati a gran voce, ricevendo complimenti e l’augurio di poter festeggiare, a fine play-off, la promozione in B. Barletta-Catanzaro, pertanto, grazie ai loro tifosi, ha dato una lezione a chi afferma che il mondo pallonaro italiano è formato da decine e decine di violenti. Non dimentichiamoci che, i sostenitori che hanno intonato cori pro-Aquile, sono gli stessi descritti da qualcuno come “criminali” e poco di buono dopo Pontedera-Barletta. Presumibilmente, sempre quel qualcuno, adesso dovrà chiedere scusa a un’intera curva e non solo. In fondo, Mogol, nel suo Canto libero, cantato da Battisti, terminava così: “La veste dei fantasmi del passato, cadendo lascia il quadro immacolato e s’alza un vento tiepido d’amore, di vero amore. E riscopro te”. Proprio come le emozioni che, ieri, il calcio ha riscoperto per un attimo.