Non è andata al meglio la prima uscita casalinga del campionato del Cagliari targato Zeman, coincisa con la prima sconfitta stagionale ad opera di un’Atalanta accorta e cinica che ha cercato di coprire tutti gli spazi e di sfruttare le occasioni e le distrazioni concesse dai rossoblù; e i primi mugugni, inevitabilmente, non si sono fatti attendere.
Eppure, la gara ha seguito un canovaccio tutto sommato consono a quelli che sono i dogmi calcistici del tecnico boemo, pregi e difetti annessi: verticalizzazioni continue, ricerca della profondità a discapito dei passaggi orizzontali, terzini che spingono lasciando, tuttavia, lo spazio alle ripartenze avversarie. Sono state tante le occasioni da gol create, è vero, ma nel contempo si è palesata la solita vulnerabilità difensiva tipicamente zemaniana.

Partite come quella del Sant’Elia non possono stupire chi segue da tempo il calcio (e, nella fattispecie, il tecnico boemo) né possono lasciare spiazzato chi le osserva: per farla breve, i supporters del Cagliari zemaniano devono abituarsi a questo tipo di gare, sperando al limite in un miglior risultato finale. Ma la strada imboccata dalla compagine sarda, paradossalmente, può essere quella giusta.
Aldilà del risultato, la prestazione dal punto di vista del gioco è stata positiva: il pallino è sempre stato in mano ai rossoblù, che spesso hanno costretto gli orobici sulla propria metà campo, e sono state innumerevoli le azioni d’attacco registrate a fine gara. Il Cagliari ha peccato di superficialità in alcuni disimpegni difensivi, è innegabile, ma non sempre sarà così ingenua e sfortunata negli episodi.

Zeman vuole giocarsela con tutti ed è solo con la ricerca del gioco che può riuscirci; se poi sarà capace di trovare un terminale offensivo pronto a sfruttare l’imponente mole di gioco prodotta dalla squadra – vedi Longo – allora anche i risultati potranno essere dalla sua e la classifica del Cagliari potrà beneficiarne. Sempre che la piazza sia abbastanza paziente. Sempre che lo sia, soprattutto, la dirigenza rossoblù. Cellino se n’è appena andato: forse Zeman ha un angelo custode.