Gianluigi Buffon esulta dopo il pareggio di Madrid, che ha regalato alla Juve la finale di Champions.

Se è vero, come ha scritto Paolo Giordano nel suo celeberrimo romanzo, che i numeri primi se ne stanno in solitudine, sospettosi e solitari, è altrettanto evidente come tale discorso calzi a pennello anche sui numeri uno. Nel calcio il numero uno è il portiere, ruolo beffardo e bastardo che proprio non si addice ai deboli di cuore: sei lì, fra tre legni e il terreno, in attesa che arrivi il tuo momento, e non puoi permetterti il minimo errore. Posizione scomoda e carica di responsabilità, che richiede spalle larghe e mani grandi.

Posizione che non ha mai spaventato Gianluigi Buffon, per tutti Gigi, forse il più grande portiere di tutti i tempi. In un contesto sociale in cui, a torto o a ragione, il calcio è diventato lo sfiatatoio della balena di una crisi non soltanto economica, Buffon è senza dubbio un baluardo per un popolo che spesso fra i suoi idoli sportivi ha ricercato eroi.

Gigi è quello che non ha mai paura di dire la sua verità, anche quando può risultare scomoda; è il giusto compromesso tra l’umiltà di chi ancora può migliorare e la consapevolezza di essere al contempo difficilmente eguagliabile; è l’uomo che, anche con addosso la maglia della squadra che meno stimi, non riesci a detestare; è, tra le altre, quella parata sul colpo di testa di Zidane nella finale del mondiale 2006; è il ragazzino predestinato che fa il suo esordio con la maglia del Parma nel novembre del 1995, a 17 anni, contro il Milan di Fabio Capello.

Buffon è il filo conduttore della passione e della stima sincera di chi ha giocato a calcio per le strade e i marciapiedi e, ancor di più, di chi con la tuta imbottita si gettava a terra per evitare che il pallone battesse fra le linee pitturate su un muro. Il portierone di Carrara stasera, dopo 12 anni dalla prima e ultima volta, scenderà in campo a Berlino con la maglia della squadra più amata e più odiata d’Italia e proverà a sollevare la Coppa dei Campioni; la Coppa che sembra fatta apposta per quelli come lui.

E per una volta, chi ama il calcio non può non sperare che tra i guantoni stringa qualcosa di più lucido di un pallone.