C’è il Cammino di Santiago di Compostela, e da ieri anche il Cammino di Santiago Gentiletti. Può un uomo soprannominato El Chueco (in italiano Lo Storto) aver paura di un crack al ginocchio, per quanto terribile? La risposta è “no”, e Gentiletti, 30enne di Gödeken, lo ha dimostrato ieri sera a “Marassi”, dove la Lazio ha portato a casa tre punti fondamentali per la rincorsa al secondo posto, domando di misura la Sampdoria e costringendo i blucerchiati al secondo ko interno di stagione: minuto 9 del secondo tempo, dalla bandierina va Candreva, cross al centro dove Klose entra in contatto con Viviano e sul secondo palo spunta proprio lui, il difensore argentino che lo scorso 21 settembre 2014 nella sua seconda apparizione in campionato, al Ferraris, contro il Genoa, si era infortunato gravemente ad un ginocchio, si trasforma in goleador spietato.

Da Marassi a Marassi, da Genova a Genova, dall’inizio della stagione alla sua fase cruciale: otto mesi per rifarsi da un crack (rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro), da una ricaduta in marzo, dai test con la Primavera e dalla Gradinata Nord, quella che l’ex capitano del San Lorenzo aveva alle spalle quando vide il suo ginocchio cedere. E dire che contro la Sampdoria Gentiletti non avrebbe dovuto nemmeno giocare: la squalifica di Mauricio e le condizioni non perfette di De Vrij (subentrato poi al difensore argentino a 15’ dalla fine) stavano spingendo Pioli a optare per Novaretti: ieri mattina il cambio di rotta, dentro Gentiletti. Mossa vincente, per leadership difensiva e peso specifico della rete messa a segno alla terza presenza in serie A. Il tutto allontanando dubbi e interrogativi che avevano tormentato lo stopper e il popolo laziale in queste ultime 237 notti.

“Il gol di Gentiletti? E’ il giusto premio per un ragazzo molto sfortunato, che ha sofferto tanto ma che ha lavorato anche tanto per dare il suo apporto alla squadra in questo finale di stagione. Nella vita e nel calcio ci sono queste situazioni. L’ho detto a Santiago stamattina, quando ho deciso di farlo giocare. E’ destino, gli ho detto ‘vai in campo e fai quello che sai fare'” ha spiegato l’allenatore biancoceleste a fine partita. “Credo nelle favole” la replica di Santiago. Che nel suo cammino, calcistico, aveva vissuto un 2014 da sogno, con la vittoria della Coppa Libertadores da capitano del San Lorenzo, la squadra per cui fa il tifo Papa Francesco. All’orizzonte della Lazio ci sono la finale di Coppa Italia con la Juventus e il derby con la Roma, attimi cruciali della stagione. Con una consapevolezza in più: il cammino di Santiago (Gentiletti) è ripreso.