Nasce poco prima l’esaltante cavalcata italiana nel mondiale spagnolo dell’82 e quella stessa Nazionale, dopo gloriosi anni bianconeri, l’ha solamente acchiappata per un attimo, sperando di lasciare il segno: Gaetano D’Agostino, che ha fatto sognare Udine con le sue velenose punizioni, accetta di ripartire dalla Serie D – precisamente dall’Andria – dopo il fallimento del Siena e al termine di anni importanti a cavallo tra Serie A e Serie B. Ecco le sue impressioni ai nostri microfoni.
Gaetano D’Agostino riparte da Andria ed esce dalla cerchia dei campionati professionistici. Ma per molti sembra troppo forte per la D. Come nasce questa occasione?
“Nasce dal presupposto che ho voluto sfidare le leggi della nomea del “grande giocatore”. Poi quando si parla con le società, anche davanti alla possibilità di un contratto, questo nome non c’era più e spariva. Ho dato modo, dopo il fallimento del Siena, di evitare le società che per spiccioli facevano complimenti e al momento dell’accordo scappavano. Ad Andria invece, con il direttore De Santis, ho apprezzato la stima e la voglia concreta di avermi lì. E con tranquillità e gioia nel mio cuore ho detto sì. Non mi interessa la categoria, mi interessa un progetto. Ad oggi si chiama Andria e sono felice di aver detto sì. Da domani sarò lì e continuerò a calcare i campi. Ma…”
Ma?
“Non è stato un discorso economico. L’Andria la categoria la vuole a tutti i costi, punta su di me e io punto su di loro. Non voglio riscattarmi, non devo dimostrare nulla a nessuno. Metto a disposizione solo la mia professionalità e le mie caratteristiche”
Dopo anni di grandi campionati, che effetto fa ripartire dalla D?
“Nella mia intenzione c’è la voglia di vincere il campionato. Si può vincere e si può perdere. Ma voglio mettere a disposizione le mie caratteristiche almeno per provare a costruire qualcosa di importante. Non mi andava di andare in Lega Pro e lottare per la salvezza. Io voglio vincere”
Stagione negativa a Siena, soprattutto in contesto extra-campo. I toscani infatti non ce l’hanno fatta a proseguire in B.
“Ne sono uscito scottato, ma rinforzato. Tutti mi dicono di stare attento alla Serie D, per via dell’insicurezza del guadagno provocata dalla mancata tutela. A me piace testimoniare le cose. Le categorie migliori sono quelle che danno credibilità e offrono progetti. A Siena c’era un progetto, ma non serio a mio avviso. Alla fine il Siena è fallito ed eravamo in Serie B. Ad Andria ho trovato il progetto che volevo. E scendere di categoria per qualcuno può sembrare una sconfitta. Per me è una ripartenza. E mi toglierò tante soddisfazioni”
Ritorno in Puglia dopo due anni a Bari.
“Furono due anni stupendi e bellissimi. Ho lasciato tanti amici a Bari e ne ho ancora. Ma ora la mia testa è qui e voglio concentrarmi su questa avventura”
Il punto più alto resta Udine, dove arrivò anche qualche richiesta da Madrid.
“Senza dubbio. Dovevo essere il primo ad andare alla Juve o al Real e sono stato l’unico a non andarci. Ma so che si va avanti nella vita. Poi sono stato in una piazza gloriosa come Firenze nel loro momento più brutto. E infine Siena, anche lì nel punto più brutto per la società”
Insomma, ha sbagliato i tempi nella sua carriera.
“Mi sono fidato dei dirigenti che mi hanno collocato di volta in volta nelle varie piazze. E così mi fido comunque del direttore dell’Andria (ride n.d.r). Scherzi a parte, gli eventi sono incalcolabili. Non mi aspettavo che il Siena potesse fallire con Montepaschi alle spalle. Sono stato chiamato dalla Serie A greca, da alcuni club di Lega Pro. Ma non avevo gli stimoli giusti. Appena ho sentito Andria mi è scattata una scintilla. E ci ho creduto. Insieme a tifosi, presidenti e giocatori voglio fare bene. E in due giorni la situazione si è chiusa”
Ha qualche rimpianto per la sua carriera? Insomma, giocare al Bernabeu le avrebbe fatto piacere.
“Non ho i rimpianti di Madrid e di Torino. Le trattative non le faccio io. C’è chi ha fatto, tra i dirigenti, il bello e il cattivo tempo alle spalle della mia carriera. Se avessi rimpianti, smetterei. Ho fatto errori, ma non guardo al passato. Non ha senso. Sbagliamo tutti, ho sbagliato anche io. L’importante è ripartire. E oggi sono qui”