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Non è una squadra schiacciasassi. Non è nemmeno una squadra bella da vedere come il Barcellona di Luis Garcia. Non ha l’intensità che Conte negli ultimi tre anni aveva dato. E non ha una forza tale nei 90 minuti per andare all’Olimpico di Roma e vincere senza soffrire contro una Lazio bellissima. Eppure la Juventus ha vinto la decima Coppa Italia della propria storia. Ed è stata capace di fare l’accoppiata – che si chiama accoppiata e non “double”, perché siamo in Italia – scudetto e Coppa Italia, che mancava dal 1995.

Ci riesce Allegri, quello arrivato tra i fischi. Ma ormai ci siamo stancati anche di ricordarlo, tanto che quei momenti estivi sembrano lontani anni luce. Ed è stata la sua bravura più grande. Ma stasera ha vinto una Coppa Italia che per la Juventus ha un significato storico, comunque andrà a finire la stagione nell’atto ultimo di Berlino. L’ha vinta azzeccando – cosa successa spesso in stagione – i cambi. Entra Matri e la risolve lui. Quel Matri che volle al Milan quasi due anni fa, scatenando il meccanismo perverso per il quale la Juventus riuscì ad affondare il colpo su Tevez. E l’ha vinta Matri, che ha preferito fare la panchina alla Juve che il titolare nel resto della Serie A, o quasi. Magari perché si fidava di Allegri o perché aveva capito già qualche anno fa come vincere.

E se non è la Juventus più bella di sempre ci somiglia tanto. In un Olimpico stracolmo di gente e tutto esaurito nonostante l’infrasettimanale è l’apoteosi alla vigilia della battaglia più importante. La foto della stagione della Juve è nell’esultanza rabbiosa di Chiellini dopo il gol. Nell’urlo di Barzagli a tre minuti dalla fine su una palla recuperata. E nel doppio palo di Djordjevic al 93′. Tre minuti prima del gol di Matri. La differenza è anche lì. Quel doppio palo con la palla che comunque rimane aldiquà della linea di porta, come una magia. Un miracolo. O una buona dose di fortuna, che non guasta mai. E ti ricorda che nel calcio, come nella vita, serve sempre. Anche se sei più forte. E in quel doppio palo che ferma il cuore ai tifosi della Juve e spegne i sogni di gloria della Lazio c’è questa stagione. Questa squadra. Questo tecnico. E anche un pizzico di Antonio Conte, che di gol subiti così ne ha visti tanti e oggi guarda Allegri con un pizzico d’invidia. Mentre i tifosi cantano “ce ne andiamo a Berlino”. Tutto chiaro?