“Papà, andiamo a vedere la finale?” “Certo che andiamo. Gioca la Juve”. Un dialogo che, da lì a poco, sarebbe stato uno degli ultimi tra un padre e Andrea, un giovanotto di 11 anni, in partenza per Bruxelles. Lì, nella popolosa cittadina belga si disputava il 29 maggio del 1985 la finale di Coppa dei Campioni tra bianconeri e Liverpool. Due squadre alla ricerca di una vittoria importante, prestigiosa per rimpinguare il proprio palmarès. L’attesa era spasmodica, si attendeva quell’ultimo atto da giorni, con l’emozione che saliva ora dopo ora, minuto dopo minuto.
C’erano moltissimi tifosi allo stadio “Heysel”, con la presenza di famiglie e sostenitori neutrali che erano andati ad ammirare le gesta di Platini e compagni. Qualcosa, però, un’ora prima del match non andò per il verso giusto. I supporter più caldi della squadra inglese, i cosiddetti “hooligan” , tentarono il contatto con quelli bianconeri sistemati dalla parte opposta dell’impianto sportivo, senza riuscirci e causando una ressa infernale nella quale molti tifosi italiani furono schiacciati al muro apposto al settore occupato dai sostenitori britannici.
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In quei frangenti regnava il caos, con alcune persone che si lanciarono dagli spalti per scampare al pericolo, mentre altri tentarono, invano, di scavalcare e posizionarsi in un altro settore dello stadio. In tutto questo il muro, tutto d’un tratto, crollò, causando la morte di 39 persone che rimasero intrappolate e schiacciate dalla folla che scappava impaurita. Furono attimi tragici, dolorosi che, ancora oggi, nessuno può dimenticare. Andrea era lì, voleva vedere la finale della sua Juventus dal vivo, con felicità, gioia, voglia di esultare al gol di un elemento bianconero.
In quella tragica notte, il ragazzo con addosso la casacca di “Madama” perse la vita, a causa di un comportamento inspiegabile da parte di qualcuno che si era recato in Belgio solo per creare violenza, disordini. Adesso Andrea, insieme agli altri 38 angeli bianconeri non c’è più. Non ha visto il gol di Platini, la Champions League vinta contro l’Ajax nel ’96, le tre finali perse contro Borussia Dortmund, Real Madrid e Milan, i molti Scudetti, la Serie B, la rinascita con Antonio Conte in panchina. Siamo sicuri, però, che da lassù sarà fiero di tutto questo e lui, ma non solo, non vorrà più vedere o sentire tragedie immani come quelle dell’Heysel.