21 Giugno 2002. Brasile-Inghilterra 2-1. Quarti di finale del mondiale nippo-coreano. Il Brasile vince e passa alle semifinali, con le reti di Rivaldo e Ronaldinho.
4 Luglio 2014. Brasile-Colombia 2-1. Quarti di finale del mondiale brasiliano. I verdeoro allenati da Scolari tornano tra le prime 4 del mondo, grazie ai gol di Thiago Silva e David Luiz.
Il Brasile è tornato a giocare le semifinali di un mondiale. Non capitava dal 2002, e per una super-potenza del calcio è un fatto anomalo. Rispetto a 12 anni fa però oggi la squadra verdeoro, come allora allenata da Felipe Scolari, è trascinata dai propri difensori. I due centrali resistono all’assalto della Colombia di Cuadrado e James Rodriguez, e realizzano entrambi i gol che permettono al Brasile di passare il turno. Probabilmente è quello che qualche anno fa avremmo visto in un universo parallelo, ma oggi capita in Brasile. Al Mondiale. Deludono gli attaccanti, tutti tranne Neymar, che però si rompe una vertebra e dice addio alla competizione sul più bello. E la difesa trascina il Brasile. La patria, da sempre, dei fantasisti.
Sarà pure un paradosso, ma uno come David Luiz ha oggi il volto del Brasile. La fantasia rimane nell’aspetto, forse. In quella simpatia innata che ti genera una capigliatura a metà tra Caparezza e “TelespallaBob” e la predisposizione all’alcol dopo le vittorie (chiedere a Pierluigi Pardo). In campo David Luiz non è uno simpatico, nè tanto meno uno di fantasia. Anche perché fa il centrale difensivo, e non è una roba simpatica di solito. Uno dei ruoli più sacrificati, tanta corsa, troppe responsabilità. E poche gratificazioni. Se fossi Ligabue avrei scritto: “Una vita da centrale”, perchè credo che sia più duro del giocare da mediano, ma è solo una mia futile convinzione. David Luiz ci mette il cuore, come si dice in Italia è uno che “mena”.
Ma ogni tanto il Dio del calcio, lo stesso che va a prendere un caffè mentre Zuniga rompe una vertebra a Neymar, decide di ricompensarti. E allora capita che, da centrale difensivo, segni un eurogol su punizione in un quarto di finale mondiale. Il resto, il bello del calcio, è tutto nella corsa verso i tifosi. Perché sei a casa tua, e hai fatto un capolavoro da 35 metri su calcio di punizione. Vale per ogni dribbling subito, per ogni insulto, per ogni volta che il peso delle responsabilità ha superato la ricompensa finale. David Luiz è lo specchio di questo Brasile, non più funambolico come un tempo e forse nemmeno bello come eravamo abituati a vederlo. Ma forte, straordinariamente solido, e capace di tutto. Anche di segnare due gol in una fase finale del mondiale da centrale. Anche di far sognare, non con un doppio passo alla Ronaldo, ma con un urlo alla David Luiz.