Quando si parla di Francesco Acerbi bisognerebbe mettersi seduti e ascoltare la sua storia un centinaio di volte, magari, prendendo appunti. Francesco Acerbi non è il classico calciatore di Serie A che può avere benefici dovuti al suo lavoro, ma è un uomo con la U maiuscola capace di vincere la partita più difficile della sua vita. Tutto inizia nel luglio 2013, quando il classe ’88 passa al Sassuolo appena promosso nella massima serie. Durante le rituali visite mediche, al calciatore viene diagnosticato un tumore al testicolo. Viene sottoposto, immediatamente, a intervento chirurgico presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, con buoni risultati, riprendendo, dopo un po’ di tempo, la preparazione con i neroverdi.
Il 15 settembre, così, esordisce in campionato con la sua nuova squadra al “Bentegodi” di Verona, mostrando progressi dal punto di vista fisico. Il male, così, sembra essere alle spalle, la vita di Acerbi continua tra allenamenti e partite di campionato fino al mese di dicembre. Il 1° dicembre, infatti, dopo la gara giocata contro il Cagliari, il difensore viene trovato positivo per Gonadotropina Corionica durante un normale controllo antidoping tra lo stupore generale di tutti. Appresa la notizia, qualcuno si scaglia contro il giovane calciatore, mortificando la sua dignità e non rispettando il dramma che lo sta colpendo nuovamente.
Acerbi si difende, non ci sta, la sostanza “incriminata” è stata usata per curare il tumore, ma nonostante questo il calciatore rischia una squalifica di due anni perché questo tipo di “assistenza” medica non è stata comunicata al Coni. Sono giorni difficili per il 26enne calciatore che, insieme alla sua famiglia, si chiude in un silenzio assordante che precede un’altra notizia, questa volta più grave: il tumore è riapparso un’altra volta. Come un fulmine a ciel sereno, come quando ti cade il mondo addosso, Acerbi apprende questo esito con serenità, ma nello stesso tempo con preoccupazione e rabbia perché non può essere vero. E’ il 18 dicembre, giorni di festa per alcuni, con il Santo Natale che si avvicina, ma per “Ace”, come soprannominato dai suoi compagni, tutto questo rappresenta un incubo che prima o poi dovrà finire.
La prima perdita di capelli, quella folta chioma che non c’è più, ovvero l’emblema del periodo che Acerbi andrà ad affrontare. Gli sono tutti vicini, in primis la sua famiglia, i suoi compagni di squadra che, durante Juventus-Sassuolo, indossano una t-shirt con la scritta “Ace siamo con te” che commuove tutto il mondo del calcio, ma non solo. Adesso, quella malattia deve essere debellata una volta per tutte, come un Gran Premio della Montagna che va vinto, perché c’è una vita davanti e i sogni possono e devono avverarsi. Acerbi, così, di buona volontà si opera per la seconda volta, prosegue le cure e riceve una buona notizia lo scorso 18 marzo, quando la Procura Antidoping richiede l’archiviazione per il precedente caso di positività.
E’ la prima vittoria di una lunga serie per il calciatore che, durante il premio “Angelo dello Sport” a lui conferito, ammette di voler tornare in campo per la fine di aprile, in modo da mettersi alle spalle il periodo nero. Nonostante la perdita del padre, i due tumore riscontrati e il fango gettato da qualcuno, Acerbi ha dato una lezione di vita e di umanità a tutti, soprattutto a quelle persone che si deprimono per un brutto voto preso a scuola, per un capo firmato rovinato e che non captano il vero senso della vita giorno dopo giorno.