C’era una volta un tale Garcia suonatore di violini. Dopo qualche mese però lo strumento ha iniziato a perdere l’accordatura e anche la sua orchestra dubita di lui.
Da ottobre a oggi, la Roma del Sergente Garcia è crollata a meno nove dalla Juventus. E dallo scontro diretto perso per tre a due tra sviolinate e polemiche, i capitolini si sono sgretolati: l’1-7 con il Bayern ha frantumato le certezze maturate in più di un anno di Garcia.
Poi sono seguiti i ko con il Napoli e le prestazioni affannose con Atalanta, Sassuolo e Milan. Il passaggio del turno in Coppa Italia con l’Empoli con un rigore dubbio, ma abilmente dribblato dal trainer francese nel postpartita. Passaggio ai quarti immeritato, tant’è che i lupacchiotti sono incappati nella sconfitta interna con la Fiorentina di Montella.
Pareggite in campionato e in Europa con il Feyenoord. Non basta più il redivivo Totti.
E oggi i tifosi si sfogano su Twitter con l’hashtag #GarciaVattene. Un hashtag che rappresenta il termometro del consenso, in calo rispetto ai giorni dorati della scorsa stagione.
Un allenatore, Garcia, che nulla ha a che vedere con Capello e Spalletti. Presuntuoso, spocchioso, irriverente e poco umile. Atteggiamenti che visti i risultati, non potrebbe permettersi.
E ora occhio al Napoli. Com’era? “Sono sicuro, vinceremo lo scudetto“. “Siamo più forti dei bianconeri“.
Possibile che sia finito tutto così presto?