Discesisti, perle rare. Gianluca Brambilla, ventisette anni, è suo il gesto atletico più bello di questa prima parte del Giro d’Italia. Pioggia, discesa e tante curve. Molti cadono, lui procede con decisione, sente di avere una marcia in più e va via, ci prova, mal che vada il suo capitano Rigoberto Uran può stare a ruota dei diretti avversari. Un’azione di pancia, di quelle che piacciono al popolo del ciclismo. Al termine della discesa il vantaggio è consistente e il Brambi stringe i denti.

Vento, tanto vento contrario ed il forcing del Team Katusha, questo il binomio che spegne il fuoco dell’ AquilaBrambi a 1500 metri dal traguardo. Nel frattempo il fuoco si è acceso negli occhi dei telespettatori, la memoria va a Pantani, Savoldelli e Nibali, restando nel ciclismo italiano moderno. Il discesista ha un valore aggiunto, non c’è tecnicismo che tenga, è una dote, una dote che ti permette di attaccare là dove in molti sono costretti a difendersi. Tanto fuoco anche nei cuori degli appassionati pugliesi, prima a Bari e poi a Taranto il Giro d’Italia è stato accolto da una folla festante, entusiasta, un “tifo da stadio”. Tutto il Sud Italia si è stretto intorno a queste due occasioni di vedere la Carovana rosa. Domani tocca alla Campania e poi sarà tutto Centro-Nord.

Doverosa precisazione. In merito a quanto scritto ieri all’interno di questa stessa rubrica dobbiamo delle precisazioni ai nostri lettori. Le polemiche sulla questione asfalto relative alla tappa di Bari sono state occasione per approfondire l’argomento. Bisogna precisare dunque che il manto stradale costiero è reso naturalmente viscido dalla salsedine che proviene dal mare, inoltre le condizioni atmosferiche di leggera pioggia hanno contribuito ad aggravare la situazione mentre un vero acquazzone avrebbe lavato l’asfalto. Vero è che gli organizzatori non potevano prevedere con largo anticipo il meteo della giornata ma per una questione di sicurezza si potevano asfaltare, nelle settimane precedenti, almeno le curve più insidiose del percorso. Il meteo degli ultimi anni non sorride al Giro dunque meglio prendere in considerazione sempre tutte le variabili.

Ciò non toglie che il temporeggiamento della giuria ha fatto si che si innescasse il percorso decisionale a tappa già avviata con tutte le conseguenze viste in tv. Le condizioni meteo erano ormai chiare nella loro variabilità già prima dell’avvio della tappa, così come erano chiare le perplessità dei corridori. Partire con la consapevolezza della nautralizzazione all’ultimo giro avrebbe evitato le polemiche.

Concorso di colpa. Tocca bacchettare anche i corridori. Strane le scelte tecniche concernenti tubolari e ruote. Profili bassi e meno atmosfere, quello che probabilmente hanno fatto in casa Giant, quello che devono aver proprio baipassato i Cannondale caduti come birilli. Questa mancanza dei corridori ha sicuramente contribuito a rendere pericoloso il percorso.