Juventini che hanno a cuore Antonio Conte e interisti che amano Mourinho. L’affetto e la stima per i due allenatori non sono scemati neppure dinanzi al fatto che hanno deliberatamente deciso di andare via dalle loro squadre. Il portoghese, leader indiscusso, ha abbandonato la nave nerazzurra mentre questa era col vento in poppa, ossia con la Coppa dei Campioni in tasca; mentre Conte ha inaspettatamente lasciato la Juve per l’avventura azzurra.
Si sa, a un certo punto anche chi siede in panchina necessita di nuovi stimoli. E, in questo, senza dubbio Mourinho e il collega non sono poi così diversi dagli altri mister e dai giocatori che cambiano squadra. Ciò che però dà un punto a loro favore è il fatto che non hanno cambiato bandiera. Lo Special One, seppur da lontano, segue con amore l’Inter, che non dimenticherà mai. Conte augura il meglio alla ‘sua’ Signora.
Certo, si tratta di una similarità tra i due, che va ad aggiungersi a quella che inquadra entrambi come vincenti, trascinatori e motivatori, ma se pensiamo a come le loro ex squadre si sono mosse dopo la rottura, possiamo vedere che l’apporto di uno è stato molto differente di quello dell’altro.
L’Inter di Mou, così solida, forte, grintosa, organizzata, è andata letteralmente allo sbando. E, i mister che si sono susseguiti non hanno potuto far altro che accompagnare la nave alla deriva. Complici i mancati acquisti e le mancate cessioni, il gruppo che aveva vinto tutto ha sofferto non poco l’abbandono della sua guida.
A differenza di quanto accaduto ai nerazzurri, i bianconeri hanno reagito più che bene al post-Conte. Con Allegri in panchina, seppur l’allenatore in questione non sia proprio un trascinatore e un passionale come il suo predecessore, la Juventus non ha perso lucidità, cattiveria e tenacia di gioco.
Allegri certamente ha avuto più fortuna di Benitez, Leonardo, Gasperini e Stramaccioni, perché ha tra le mani un gruppo che ha vinto tanto in Italia, ancora fresco, con validi elementi giovani, e motivato dalla voglia di fare (finalmente) bene in Europa. Tutt’altro scenario per i successori di Mourinho, dal momento che questi hanno avuto davanti una squadra ‘vecchia’, esausta per gli impegni nazionali e internazionali, stanca, e quasi priva di nuovi stimoli, dopo aver vinto tutto ciò che era possibile accaparrarsi.
Forse Mourinho era più necessario all’Inter di quanto Conte non lo fosse per la Juventus. E proprio questo aspetto incrina il paragone tra i due, senza dimenticare che l’italiano ha ancora tanto da dimostrare, visto che i suoi successi sinora sono stati sempre e comunque ancorati al contesto bianconero, mentre l’attuale tecnico del Chelsea, oltre che nella ‘leggendaria’ esperienza alla corte di Massimo Moratti, ha dimostrato di sapere il fatto suo anche in altri contesti.