Le innumerevoli polemiche che hanno colpito il nostro campionato stanno involontariamente mettendo in secondo piano la nostra Nazionale. E così, contro il modesto Azerbaijan, dobbiamo accontentarci di una vittoria striminzita, meritata certo, ma ci si aspettava molto di più. Un’Italia impacciata e svogliata, a lunghi tratti prandelliana. Conte sarà anche un grande allenatore ma l’ostinazione nell’applicare il suo 3-5-2 a questa squadra non darà i frutti sperati, specie nelle fasi finali di un Campionato Europeo o del Mondo.
Buffon e Chiellini (in fase difensiva) sono sembrati rimasti ancorati alle incomprensioni brasiliane, saudade? Si spera proprio di no. Bonucci non ha la stessa grinta che mette in campo quando veste bianconero, De Sciglio e Darmian non sono dei tornanti capaci di giocare alla Lichtsteiner e Asamoah. Pirlo è fuori condizione e Marchisio e Verratti al momento offrono sicuramente maggiori garanzie rispetto al bresciano, il limitato Florenzi è perennemente fuori posizione in quanto bloccato a metà campo e gli ignoranti Immobile e Zaza sono due punte troppo simili per giocare assieme. Si è visto venerdì sera, quando è entrato Giovinco il Barbera si è come risvegliato dal torpore. Manca qualità a questa Nazionale, quella che alla Juve avevano gli stranieri e limitare il tasso qualitativo di questa squadra in modo da creare un’Italia ignorante non è certo una soluzione vincente, soprattutto perché la qualità alla fine c’è ma va sfruttata nel modo giusto, permettendo ai giocatori di metterla in mostra.
Antonio Conte si fida tanto del suo intuito, delle sue convinzioni e dei suoi figli prediletti, ma il rischio è alto perché se questa Italia dovesse fallire a pagare sarà soltanto lui, proprio come Prandelli. Alla Juventus Allegri ha iniziato alla grande e sta in qualche maniera smascherando il lavoro di Conte, in Nazionale il tecnico leccese davvero non può fallire, in ballo c’è la sua reputazione.