Mario Balotelli e l'Italia, un rapporto difficile - AFP PHOTO

Dai Mario, facci vedere chi sei. Facci vedere che le malelingue (poi bruciate dai conti e dalla realtà) che ti vorrebbero in azzurro perché convocato dalla Puma e non da Antonio Conte hanno torto, facci rendere conto che sei un ottimo giocatore oltre che Bullotelli, come qualcuno ti ha ribattezzato, smentiscici se pensiamo che Okaka o Matri siano più efficaci e utili di te. A 24 anni hai l’età giusta per crescere, per maturare, per dimostrarci che dietro quell’avvicinamento con giro largo allo spogliatoio, quel diniego ai giornalisti e fotografi assiepati a Coverciano, quelle orecchie sempre occupate da un cellulare o da cuffiette, c’è un uomo, un professionista che vuole spaccare il mondo e non più gli spogliatoi.

A Liverpool attendono ancora una tua rete in Premier, in Italia attendiamo di cancellare quel Mondiale chiuso da separato in casa e sostituito dal gregario Parolo in quella indimenticabile debacle contro un mediocre Uruguay. “Adesso, o ciao per sempre” era il post-it immaginario allegato alla mail di convocazione di Conte: riparti da quinta punta, Mario, dietro Immobile, Zaza, Pellè e Giovinco. Il lavoro paga, e non basta avere la qualifica di chef sopraffino per avere la leadership in cucina. Sarà per questo che raccontano da Coverciano di un Balo 2.0, con finte, assist e scivolate nel 3-5-2 della “nuova” Italia: recupera di tacco, a modo suo, ma non imprigiona il genio, più libero mentalmente. Tra un applauso di Buffon e una “tiratina di orecchie” di Chiellini, due che in Brasile non gliele avevano mandate a dire.

La sua andatura, ciondolante e trascinata, a metà tra il “voi non sapete chi sono io” e il “genio incompreso”, non cambierà mai: a Conte dare impulsi da marine a un’indolenza congenita, al Balo 2.0 la ricerca della carica per affrontare una nuova avventura, perché non sia l’ultima. Dimentichi i tweet Balotelli, e impari a retwittare l’orgoglio di Zaza e Immobile, che oggi guarda alle spalle, ricordandosi che in alto arrivano i più intelligenti e i più applicati, non per forza i più bravi: è questione mentale, non solo tecnica e fisica. Domenica sera contro la Croazia torna nella “sua” San Siro, dove ha collezionato applausi e “vada via al cù”: ripartirà dalla panchina, da quella gavetta che forse gli è mancata. Se ricorderà di essere importante e non indispensabile, se giocherà i pochi minuti (se) che gli verranno concessi come fossero i primi della sua carriera, allora avremo la sua nuova versione. Perché, caro Balo, le mode passano, non siamo più negli anni 2000 e della bellezza (calcistica) senza controllo, emulando una celebre pubblicità, non sappiamo che farne.
(Twitter: @GuerraLuca88)