Si sa la storia è fatta di cicli. Quando si cade bisogna subito rialzarsi, non c’è tempo per chiedersi il perché e il come si è caduti, basta trovare qualche capro espiatorio, tra i più in vista, e poi via voltare pagina spazzando via anche quello che di buono c’è stato. Perché con Prandelli il buono c’è stato, anche più che buono direi: un secondo posto all’Europeo, un terzo posto alla Confederations e un girone di qualificazione dominato. Qualcosa poi si è inceppato, non si è capito cosa e a nessuno interessa perché è già passato, ora è arrivato l’uomo nuovo, colui che scaccerà tutti i mali, Antonio Conte.

Con lui siamo ripartiti e alla grande con un 2 a 0 rifilato alla terza miglior squadra di Brasile 2014. Ma già si vola e troppo in alto e purtroppo più si vola in alto e più si rischia di farsi male quando si cade. Il post-partita è stato un tripudio Contiano, ma a dire il vero andrebbero elogiate più la sua astuzia e la sua intelligenza. Per l’esordio in azzurro infatti il vecchio Antonio si è affidato ai suoi figli prediletti, anche se non proprio tutti visto che mancavano Peluso e Padoin. Solo una coincidenza? Difficile pensare ad una coincidenza vista anche la scelta ponderata di lasciare fuori, forse solo per ora, un personaggio attualmente scomodo e impopolare come Balotelli e il capitano Gianluigi Buffon, ultimamente noto alla cronaca solo per gossip e litigi furibondi negli spogliatoi, il quale però state tranquilli rientrerà nella prima gara ufficiale ad Oslo. Per il resto spazio ai giovani per un’Italia dinamica, intraprendente, aggressiva e concreta. Una coppia d’attacco tutta nuova che all’esordio non ha steccato, anzi è stata pubblicamente osannata. Qualcuno però dimentica che il nuovo allenatore della Nazionale subito pronto a lanciare rimproveri alle squadre italiane definite “troppo straniere” è lo stesso che ha stravinto gli ultimi scudetti con giocatori di qualità come Vidal, Pogba, Tevez e Llorente. La difesa della Juve è italiana è vero e rappresenta gran parte della retroguardia azzurra ma anche l’attacco bianconero avrebbe potuto esserlo con gli stessi Zaza e Immobile, per non parlare di Berardi, Gabbiadini, certo non Morata. Magari la Juve non avrebbe vinto tre scudetti ma sicuramente Conte sarebbe stato più coerente.

Bisogna riconoscere però che al momento è difficile pensare ad un candidato migliore del tecnico leccese, per cui non ci resta che aspettare, sperare e volare basso.