Prima della partenza di Keisuke Honda per l’Australia e la fase finale della Coppa d’Asia 2015, il Milan godeva ancora di una discreta salute. I rossoneri avevano totalizzato 25 punti in 16 giornate, un ruolino di marcia tutt’altro che esaltante, ma che permetteva di guardare con ottimismo al futuro, dati gli ultimi risultati incoraggianti contro Napoli e Roma, e il distacco contenuto rispetto al terzo posto in classifica.

Inzaghi aveva in mano la gestione della squadra che appariva in crescita, e la panchina sulla quale sedeva sembrava essere più che salda sotto di lui. Contemporaneamente Honda, il numero dieci del Milan, spesso contestato da chi era abituato a vedere ben altri giocatori con quella maglia addosso, in quell’ultimo periodo non stava disputando le sue migliori partite. Il vasto club dei suoi detrattori, costretti al silenzio ad inizio stagione quando il calciatore giapponese aveva sfoderato gol, assist e prestazioni da autentico trascinatore, aveva ripreso l’opera di demonizzazione cominciata lo scorso anno e la cui protesta culminava nell’invocazione di giocatori di ben altro livello per quel ruolo.

Ma, arrivati alla fine di Gennaio e a quel trittico malefico per i colori rossoneri che ha corrisposto ai nomi di Sassuolo, Torino e Atalanta, l’assenza di Honda si è fatta sentire sia sotto il profilo tecnico che su quello degli equilibri tattici della squadra. L’ulteriore sconfitta dell’Olimpico contro la Lazio non ha fatto altro che alimentare una preoccupante statistica: quasi un mese senza il giapponese e quasi un mese senza vittorie, con l’aggravante costituita dal fatto che le squadre contro cui si è giocato non erano delle invincibili armate e il numero dieci in questione è uno dei meno talentuosi della storia berlusconiana del Milan.

Distaccandoci da discorsi generali riferiti a valori tecnici assoluti, dobbiamo pensare ad Honda come un autentico numero dieci, in grado di elevare il tasso tecnico di una squadra che ne è inevitabilmente carente e che di conseguenza ha patito l’assenza del calciatore citato, non come la sola causa dei risultati negativi ma certamente come un valore in meno, in grado di deprimere ulteriormente un trend non esaltante.

Inzaghi, mal supportato dalla società e ormai traballante per volere e colpa della stessa, proverà ad inventarsi qualcosa per il match di domani di Coppa Italia contro la Lazio, chiedendo aiuto proprio al suo Samurai e ad un possibile cambio modulo, in quelle che appaiono come le ultime possibilità di salvare la propria panchina. Ma se Honda è l’ultima chance a disposizione, il mercato della società è a zero, senza idee, investimenti e progetti, e i giocatori del Milan sono quelli che abbiamo visto nell’ultimo mese, per Pippo, probabilmente, non ci saranno troppi rimpianti.