Le “cose turche” che stanno succedendo ad Ankara, Istanbul e dintorni sono sulla bocca di tutti. E anche sui tweet di tutti. Cinguettii virtuali che, da quando il primo ministro Erdogan ha bloccato l’accesso al famoso social network, sono raddoppiati. Un segnale che fa intuire quanto sia difficile e controproducente mettere a tacere con la forza un popolo che vorrebbe esprimersi liberamente e ha sete di sapere ed essere informato correttamente. Anche la squadra di calcio più social e in vista della Turchia, il Galatasaray, ha voluto far sentire la sua voce, esprimendosi sul palcoscenico più congeniale per un team sportivo: il terreno di gioco.
Il premier turco da giovedì 20 marzo ha deciso di oscurare Twitter, al grido di “Estirperemo Twitter”, minaccia, a suo dire, della sicurezza nazionale. Il tutto nasce da rivelazioni sul suo conto a dir poco compromettenti che hanno avuto ampia diffusione grazie al network.
Il mondo dello sport, come spesso avviene, non è rimasto a guardare e ha voluto esprimere solidarietà e vicinanza a tutto il popolo turco. Così la squadra di Mancini, prima del match contro il Kayserispor, fanalino di coda del campionato turco, ha indossato le maglie da riscaldamento con l’account Twitter @galatasaraysk stampato sulle magliette. Una risposta che dà manforte alle prese di posizione della comunità internazionale e delle stesse autorità turche contro questo atto di censura.
Per dovere di cronaca, il Galatasaray ha perso 1-0 con il gol nei minuti di recupero dell’attaccante Mouche. Risultato che ha del sorprendente ma, di sicuro, il popolo turco in questi giorni ha qualcosa di più importante a cui pensare, rispetto a una semplice partita di calcio.
“Me ne frego” era stata la replica di Erdogan ai contro che aveva espresso il mondo politico nazionale e internazionale. Quale sarà ora la sua risposta al mondo sportivo e civile?