A metà dicembre Antonio Conte, c.t. della Nazionale italiana, ha tenuto un incontro con gli allenatori della serie A per esporre le sue difficoltà. Non tutti erano presenti, mancavano all’appello Mancini, Garcia, Benitez, Zeman e Sarri. Secondo Conte il problema principale è il limitato impiego con le squadre dei calciatori che giocano in nazionale. Infatti, dei 23 convocati, solamente 10 sono titolari nei loro club. Per questo motivo, il tecnico ha chiesto aiuto alle varie squadre, anche con qualche minuto in più di allenamento dopo le partite. Questo problema deriva dal fatto che i club italiani tendono di più a puntare sugli stranieri piuttosto che sui ragazzi della propria nazione, quindi la maggior parte delle volte ci si ritrova con un team di stranieri. I centravanti dell’Inter sono Palacio e Icardi. La Roma gioca con Ljajic, Gevinho e Totti che ha però abbandonato la Nazionale. La Juve attacca con Tevez e Llorente. Il Milan schiera Honda e Menez. Insomma, il c.t. azzurro, ha dovuto cercare i suoi centravanti nel Sassuolo o addirittura nella panchina del Borussia perché le grandi squadre non forniscono più i campioni di una volta. Conte ha inoltre chiesto alle varie società italiane di supportarlo nel progetto che prevede degli stage a febbraio, in cui i calciatori della nazionale saranno sottoposti a qualche giorno di allenamento intensivo perché, essendo panchinari, non sono perfettamente in forma e quando giocano risultano stanchi e rendono poco. Roma e Juventus si sono subito opposte, non vogliono rischiare infortuni per qualcosa che, in realtà, non li riguarda più di tanto.
Siamo lontani dalla squadra del 2006, quando militavano in Italia Toni, Totti, Del Piero, Gilardino. Quei giocatori che hanno fatto vivere gioie e sofferenze al popolo italiano, quei giocatori che, ai rigori, hanno alzato la coppa al cielo rendendo l’Italia fiera del suo calcio. Ora c’è una squadra formata da panchinari come Osvaldo, che fa panchina nell’Inter, Giovinco nella Juve, Destro nella Roma e Pellè nel Southampton. Riuscirà Antonio Conte a ricostituire un vero team e a riportare l’Italia fra le nazionali più forti e temute, oppure dovrà gettare la spugna e abbandonare il suo ambizioso progetto?