Gli azzurrini ieri sera hanno fatto quello che dovevano fare: battere l’Inghilterra e tendere l’orecchio all’altra sfida del girone. Quando però si è costretti a dipendere da altri si corre il rischio di subire queste delusioni. Solo sfortuna? È inutile parlare di biscotto, non sarà stato evidente come quello di Danimarca e Svezia nel 2004 ma in fondo il volemose bene non famose male funziona sempre, specie se si può mandare a casa una delle favorite. Su questo non c’è dubbio, in tutte e tre le gare disputate la nostra under 21, dopo aver inoltre conquistato la qualificazione in un girone di ferro, ha dimostrato di essere nettamente superiore alle avversarie. Eppure non è bastato, l’Italia è stata eliminata essenzialmente per i propri demeriti, ha pagato le scelte azzardate di Di Biagio, l’incapacità di gestire la superiorità tecnica e numerica e l’ingenuità di Sturaro nell’esordio contro la Svezia e l’incapacità di capitalizzare le tante occasioni create contro il Portogallo.

Davvero un peccato uscire da questo Europeo che ci vedeva vice-campioni in carica e non riuscire a qualificarci per la seconda volta consecutiva alle Olimpiadi. Tuttavia se dobbiamo tracciare un bilancio, senza dubbio si è trattato di un biennio positivo. Non era facile costruire un gruppo vincente dopo quello del 2013 in Israele con campioni del calibro di Verratti, Insigne, Immobile, Florenzi, Bertolacci, Gabbiadini, Borini, Caldirola, attualmente il meglio che il made in Italy riesce ad offrire e a lanciare su palcoscenici internazionali. Luigi Di Biagio è arrivato con molta umiltà, si è messo subito a lavoro ed ha lavorato da grande selezionatore visto che molti dei suoi pupilli, ad oggi, sono perni fondamentali di molte delle squadre della nostra Serie A. È riuscito dunque a confermare tra mille difficoltà quel trend iniziato appunto nel 2012 con l’obiettivo di invertire la tendenza che vedeva convocati ed impiegati molti calciatori militanti nella Serie B. Le nostre squadre sembrano dunque essere tornate a lanciare i prodotti del proprio settore giovanile, ancora però troppo pochi, ma dobbiamo essere ottimisti perché già si inizia ad intravedere la luce in fondo al tunnel.

La possibilità infatti di avere in rosa tre portieri titolari di squadre della nostra massima serie, seppur di bassa classifica, rappresenta un notevole punto di forza per la nostra Nazionale, eppure in molti hanno storto il naso per la scelta del tecnico di mandare in campo proprio colui che ha giocato meno partite quest’anno, Francesco Bardi. Capitolo difesa: l’Italia ha messo in mostra una delle coppie centrali più solide degli ultimi anni, Daniele Rugani (38 presenze con l’Empoli, 3 reti, zero ammonizioni e media voto da veterano) e Alessio Romagnoli (30 presente con la Samp, 2 reti e personalità da vendere) si candidano ufficialmente per un posto nelle loro squadre di provenienza, rispettivamente Juventus e Roma, e anche nella Nazionale maggiore, bisognosa in maniera disperata di nuove leve soprattutto in quel reparto. Anche sulla fasce siamo di fronte ad un panorama di tutto rispetto con un Davide Zappacosta sugli scudi, sempre disposto a proporsi e a servire palloni importanti, una costante spina nel fianco per tutti, soprattutto per quel Raphael Guerreiro già valutato 10-15 milioni.

Il centrocampo è stato forse il reparto che più ha sorpreso, ad alcuni degli addetti ai lavori alla vigilia sembrava fin troppo leggerino, eppure le due gare migliori, contro i lusitani e gli inglesi, sono state proprio quelle che hanno messo in campo meno centimetri e più tasso tecnico. La possibilità di sfruttare le geometrie di Crisetig, Cataldi e Benassi, gli inserimenti di Verdi e Battocchio, la licenza di lasciare in panchina due veri registi come Baselli e Viviani, ribadiscono la quantità delle soluzioni a disposizione del mister Di Biagio. Un reparto solido, ben strutturato, compatto, abile nel dialogare di prima, massimo a due tocchi, nel lanciare e nel verticalizzare a rimarcare l’importanza di una buona tecnica di base e del movimento senza palla nel calcio moderno, e di quella vivacità e quella brillantezza che tanto manca agli uomini di Conte.

L’attacco è invece il reparto che ha ricevuto più critiche, non indirizzate ai suoi interpreti ma al ct azzurro reo di non aver sfruttato la possibilità di un vero attacco a due. Belotti, spinto da uno spirito di sacrificio encomiabile, si è confermato ad alti livelli nonostante sia apparso spesso troppo solo. Berardi (soli 20 anni ma già con la media di poco più di un gol ogni due gare in Serie A) non sempre è riuscito ad assisterlo come dovuto, essendo stato braccato e raddoppiato in continuazione, anche lui tuttavia è certamente pronto per il grande salto. Che dire poi di Trotta e Bernardeschi, altri due gioielli del nostro calcio, l’Italia sta tornando ad alti livelli, inizia a capire dove ha sbagliato, ora bisogna avere il coraggio di far proseguire a questi ragazzi il loro percorso di crescita così da non lasciarli insieme a molti altri nel limbo delle eterne promesse.