Riparte la Juventus, alla rincorsa del sogno europeo desiderato per diciotto anni. Un sogno diventato maggiorenne tra le finali perse degli ultimi anni ’90, tra il dramma sportivo di Manchester 2003 e gli ultimi 10 anni tristi, dal punto di vista europeo. Riparte dal Pireo, dal porto commerciale più grande d’Europa, dove ogni anno passano 20 milioni di passeggeri.
Allegri dovrà sceglierne 11, e poi magari altri tre da integrare via via. E sembra orientato a confermare Pirlo, con Marchisio a guardare, ma non Llorente, che dovrebbe essere sostituito da Morata. Non sarà facile, e ad Atene non è mai facile. Non dipende solo dai nomi, da Michel o dalla propria forza in campo europeo. Dipende dal contesto, da uno stadio infuocato e da una città pronta a spingere i propri idoli verso un altro grande traguardo.
L’ultimo incontro tra le due finì 7-0 in favore della Juventus, al vecchio Delle Alpi. Fu l’anno della finale di Manchester, ed era una fredda serata di Dicembre. All’andata i bianconeri vinsero anche ad Atene, con una doppietta di Pavel Nedved, che stasera vestirà un po’ più elegante e sarà distante dal campo. E in tre incontri europei ad Atene contro l’Olympiakos la Juve non ha mai perso (due vittorie e un pareggio). Ma il destino accomunò le due squadre anni fa. Era il 1997 e la Juve perdeva in casa contro il Manchester United, ma una rete di Djordjevic, calciatore dell’Olympiakos, permise ai bianconeri di passare il turno come migliore seconda, scavalcando di fatto Bayer Leverkusen e Rosenberg.
Ma non ce ne voglia la storia se oggi la riteniamo poco attuale. Al Pireo nelle ultime due partite di Champions sono cadute Manchester United e Atletico Madrid, e i tifosi dell’Olympiakos attendono la Juve come il terzo cervo da impagliare. Non sarà facile, ma Allegri ha armato gli Argonauti, per fare riferimento ad un racconto mitico tanto caro ai greci. E adesso sono pronti a salpare in vista della Colchide, passando per un mercoledì sera ad Atene. Perché il vello d’oro, o Champions che sia, non può più attendere.