Che alla Juventus le individualità e la storia che si portano dietro contassero poco lo avevamo intuito quando fu silurato Alessandro Del Piero. Non c’è dubbio. Molti presero la cosa come un insulto alla storia stessa della Juve e del suo capitano. Altri, più lungimiranti, supportarono l’operazione capendo l’esigenza di rinnovamento per riuscire a vincere, e una personalità forte come quella di Del Piero aveva bisogno di spazio che i bianconeri non potevo offrirgli.
Il tempo ha dato indubbiamente ragione alla società. Stavolta però la situazione è differente, Agnelli deve tener testa alle tante voci che vogliono Antonio Conte lontano da Torino la prossima stagione e le sue parole sembrano piene di perplessità:
“Nessuno è indispensabile, io stesso non lo sono. La storia della Juve è più grande di ogni individuo. La nostra stagione finisce domenica e abbiamo una partita importante perché possiamo arrivare a 102 punti e nessuno ci è mai riuscito in Europa. Vogliamo raggiungere l’obiettivo. E’ da ignoranti pensare che una stagione sia fallimentare perché non si è vinto in Europa. Quando una squadra arriva ai quarti di Champions, come noi l’anno scorso, o in semifinale di Europa League è perché è presente. L’importante è arrivare in primavera con la possibilità di poter vincere qualcosa. Il nostro vero rimpianto non è l’eliminazione con il Benfica ma quella contro il Galatasaray”
Il tecnico pugliese invece, ad oggi, è indispensabile per la Juventus. I tanti bei risultati sono senza dubbio frutto del suo lavoro, dello spirito vincente che ha inculcato nelle teste dei suoi giocatori. Quella di Agnelli sembra solamente una semplice strategia per mettere le mani avanti. Per togliersi da ogni colpa. Per, successivamente, poter dire che l’eventuale divorzio Juventus-Conte sarà solo per volontà del tecnico stesso.