16 luglio 2014. Dopo il clamoroso addio di Conte, la Juventus cerca il nome dell’uomo che saprà far ripartire la squadra, individuandolo in Massimiliano Allegri. Irrefrenabile l’ira dei tifosi, nella ribellione più totale. Tra chi minaccia di non seguire più la propria squadra del cuore fino a quando il livornese non sarà esonerato e chi invece prevede disastri imminenti e lo sgretolamento di quanto fatto di buon nei tre anni precedenti, il destino del tecnico sembra segnato.
9 Novembre 2014. Massimiliano Allegri, dopo la partita con il Parma concretizza la propria rivincita. Una rivincita silenziosa, lenta ed inesorabile, così come lo avrebbe fatto il migliore degli strateghi. I tifosi sono ai suoi piedi.

L’arrivo di Allegri porta ad un cambiamento fondamentale nella gestione della squadra. Segna il passaggio dal “bastone” alla “carota”. I suoi uomini non corrono in campo perché minacciati dalle urla del loro allenatore ma perché affamati di vittoria. Ecco che la carota alleggerisce psicologicamente i calciatori che si dannano per vincere la partita e per dominarla. Risultato? I giocatori corrono il doppio, così come raddoppiato è lo spettacolo visto in campo. I tifosi gioiscono e gioisce anche il calcio italiano.

L’arrivo di Allegri causa malumori tra i tifosi, a causa del risaputo contrasto tra un giocatore simbolo delle vittorie “contiane” (Andrea Pirlo) ed il nuovo mister. I due si chiariscono e Allegri dimostra di essere di parola, mettendo Pirlo al centro del proprio gioco. Alcuni infortuni frenano il suo inizio di campionato, facendogli saltare qualche partita. Allegri non demorde e anziché disperarsi crea una Juventus che possa farne a meno. Le giornate passano e la sua Juve diverte con o senza di lui. I bianconeri sono primi e per vincere non devono necessariamente affidarsi alle giocate di Andrea. La Juve non è più Pirlo-dipendente. I tifosi ringraziano o per lo meno dovrebbero.

L’arrivo di Allegri porta alcuni esperti a prevedere un repentino cambiamento di modulo con repentine conseguenze (negative) sul gioco della squadra. I tre uomini sarebbero diventati quattro, perché Allegri ha sempre fatto bene con la difesa a quattro e non ha mai prediletto la difesa a tre. Questo è vero, ma ciò che non era stata prevista è l’umiltà di Allegri che arrivato sulla panchina decide di non travolgere le idee tattiche dalla prima partita e puntare così sulla tanto efficace difesa a tre uomini, per poi passare a quattro in caso di necessità. Risultato? Quella con il Parma è la seconda partita con la difesa a quattro che ha portato alla seconda vittoria consecutiva. I bianconeri hanno fatto di necessità virtù. La pazienza paga ed i tifosi ringraziano.

Di ragioni ce ne sarebbero altre, ad esempio l’aver dimostrato che anche lui è in grado di far rendere lo spagnolo Fernando Llorente, riuscendo ad integrarlo nei suoi schemi in maniera efficace, ma noi ci limitiamo alle prime tre. Insomma, indipendentemente da come la si veda, questa è stata la rivincita di Allegri ed Allegri se la ride e fa bene…