A 17 anni surclassava la concorrenza in campo e su Youtube, dove i suoi video spopolavano: un decennio e sei operazioni dopo, riparte dalla quarta serie Usa. Lo chiamavano Foquinha, per come sapeva giocare col pallone di testa, come una foca ammaestrata. Un vero marchio di fabbrica, il colpo che lo ha reso per un periodo tra i più lucenti talenti brasiliani: la sfortuna poi ci ha messo la sua e gli ha troncato rapidamente la carriera, fino a “consacrarlo” come un’autentica meteora. Peccato che la sfortuna sotto forma di infortuni gli abbia troncato velocemente la carriera. Parliamo di Kerlon Moura Souza, centrocampista offensivo o attaccante classe 1988 che dopo aver ricoperto i panni di stellina nel Cruzeiro e nel Sub U-17, essere passato per l’Inter e aver inanellato 4 presenze nel Chievo Verona, ha tentato la fortuna nel Sol Levante prima, con la serie C giapponese, e oggi a Miami dove il fantasista brasiliano ha firmato un mese fa un contratto con il Miami Dade FC, società militante nella National Adult League, la Quarta Serie Nordamericana.
Le costanti botte prese e un fisico fin troppo predisposto agli infortuni hanno però ben presto messo in mostra i limiti fisici del giocatore. A 19 anni due gravi infortuni al ginocchio lo tengono a lungo fermo. E’ stato l’inizio di una parabola discendente, nata allenandosi con Eto’o e Milito e ora affrontata condividendo una maglia con Riccardo Pierantonio, difensore centrale di 26 anni e chiare origini italiane. Della sua carriera Kerlon ha parlato alla Gazzetta dello Sport: ”Ho accettato la sfida di Miami perché avevo bisogno di tornare a giocare. Non sono amareggiato per come sono andate le cose. Noi atleti possiamo attraverso tante difficoltà, alcuni riescono a superarle, altri no. Mi ritengo una persona fortunata per tanti motivi, non ho motivi per pentirmi anche se ho subito 4 lesioni ai legamenti delle ginocchia, 2 per gamba, e una per caviglia”. Spazio anche per la parentesi italiana: “Non ho rancore nei confronti dell’Inter: avevo subito uno stop già al Cruzeiro, l’Inter mi fece recuperare e mi mandò al Chievo. Ho imparato molto da Di Carlo, senza gli infortuni sarebbe andata in modo diverso. Ero giovane, avevo 20 anni. La mia immaturità mi impediva di accettare certe decisioni. Pensavo di avere una forma migliore. E un tecnico che non ti fa giocare può infastidirti. Mi aggregai all’Inter nella prima stagione di Mourinho, il problema erano le contusioni continue, comprendo bene l’Inter per non averci creduto”.
Su Twitter condivide i suoi video del passato (@Kerlon_Seal20), indubbiamente la parte migliore della sua carriera: “Il mio colpo da ‘Foquinha’? Penso sia stata la miglior trovata della mia carriera. Lo tentai a 8 anni e avevo già un buon controllo di palla. Mio padre mi chiese di camminare col pallone in testa, poi di correre, infine perfezionammo la visione periferica e l’equilibrio. Mi preparavo ore per poterlo mettere in pratica. La maggior parte delle volte sollevavo la palla all’altezza del corner e proseguivo. Oggi mi sento ancora Foquinha, non mi preoccupo per chi mi critica: li sfido a provarlo, è molto difficile”. Dal Brasile a Miami girando il mondo: storia di Kerlon, l’eterna promessa.
(Twitter: @GuerraLuca88)