“Ma sti giovanotti ma che stanno a fa? – Giocheno a football, er gioco nove che vie dall’Inghilterra. – E quelli co la maglia biancoceleste, ma chi so? – Ahhh quelli so li meglio, so della Lazio, la squadra che ha portato er calcio a Roma”.
9 Gennaio 1900, in ufficio situato a Piazza della Libertà, nel rione Prati a Roma, un gruppo di nove giovane atleti, decide di fondare una società di calcio, uno sport relativamente nuovo, ancora poco conosciuto in Italia e proveniente dall’Inghilterra. I loro nomi sono: Luigi Bigiarelli, Giacomo Bigiarelli, Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones, Enrico Venier. La nasciturna società prenderà il nome di Società podistica Lazio, oggi meglio nota come Società sportiva Lazio. Vengono scelti i colori bianco e celeste, in onore della Grecia, la patria dei Giochi Olimpici, e il simbolo diventerà l’aquila, non solo perchè rappresentante la figura mitologica di Zeus, la maggiore divinità dell’antica Grecia, ma anche e soprattutto perchè simbolo delle antiche legioni dell’Impero romano.
La Lazio nasce così, carica di storia e di significato fin dalla nascita. Da allora le lancette del tempo han fatto parecchi giri, e oggi han scoccato di nuovo. Sono 115 anni e di strada ne ha fatta quella società nata nel 1900. Fu l’unica squadra di Roma, che grazie all’intervento del Generale Vaccaro, non si fuse in quella che nel 1927 sarebbe diventata l’As Roma, la storica rivale, i cugini tanto odiati. Il primo trofeo ufficiale arriva tardi nel 1958, la Lazio quell’anno si aggiudica la Coppa Italia, capitanata dal portiere di quella squadra, Bob Lovati, un simbolo assoluto di lazialità.
Quella stessa Lazialità che contraddistingueva Tommaso Maestrelli, l’uomo del primo scudetto, il capo di quella banda un pò pazza ma che passò alla storia in quel Lazio-Foggia del 74′. Capitanata da Pino Wilson e guidata da Giorgio Chinaglia. “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia”, un coro che negli anni è diventato quasi una parola d’ordine. La Lazio è questo, ma è anche il goal di Fiorini per non retrocedere in serie C, è gli spareggi col Campobasso a Napoli, in uno stadio stracolmo, è la Lazio del meno nove. La Lazio è la classe di Giordano, l’irriverenza di Di Canio e il suo goal sedici anni dopo nel derby, nella stessa porta, è le lacrime di Gascoigne e poi signori e signori, la Lazio è Beppe Signori capocannoniere. La Lazio è quella pazza di Zeman, la Lazio è Cragnotti, è il goal di Salas al Manchester united, il goal di Nedved al Mallorca, il secondo scudetto del 2000, vinto oltre lo scadere, con Mancini, Simeone, Veron, Nesta, Mihajlovic guidati da Sven Goran Eriksson. La Lazio è l’addio del figliol prodigo Nesta, è il goal di Behrami al derby al 93esimo, è la Coppa Italia vinta con un rigore di Dabo, la Lazio è Rocchi contro l’Inter di Mourinho, è Lulic al 71esimo contro la Roma nella finale di Coppa Italia. La Lazio è la Curva Nord e la sua gente.
La Lazio è… e qui mi fermo, perchè forse non son all’altezza, e solo ora mi rendo conto di quanto difficile sia raccontarla.