Era il lontano 12 maggio del 1974, la Lazio si apprestava a diventare per la prima volta nella sua storia campione d’Italia. Una lunga cavalcata aveva portato i ragazzi di Maestrelli, promossi dalla B solamente un anno prima, a quel Lazio-Foggia e a quel rigore di Chinaglia al 60esimo minuto, che li avrebbe fatti passare alla storia come eroi. Erano altri tempi, era un altro calcio, un calcio che molti rimpiangono, ma quarant’anni dopo, sono tutti pronti a ricordare. “Di padre in figlio”, è l’evento organizzato dal capitano di quella Lazio, Pino Wilson, e da Giancarlo Oddi insieme ad altri ideatori, per celebrare quello scudetto atteso settantaquattro lunghi anni. Tutto esaurito, nella splendida cornice dell’Olimpico: il 12 maggio alle ore 20.45 saranno presenti 60.000 laziali, i quali entusiasti hanno affollato i botteghini già un mese e mezzo prima dell’evento, spinti anche dalla popolarità dei prezzi, molto ridotti ed accessibili a chiunque.
“È nato tutto da una battuta, volevamo riempire di nuovo l’Olimpico, quarant’anni dopo. Volevamo riunire tre generazioni biancocelesti. Quella sera indosseremo tutti quella maglia storica del primo scudetto”, spiega Wilson. Infatti la serata prevederà un triangolare tra la Lazio del 1974, la Lazio dei meno nove, e quella dello scudetto del 2000. Da Nesta a Favalli, da Boksic a Giordano, da Mihaljovich a Piscedda, da D’amico a Signori, e poi ancora Sulfaro, Bergodi, Mancini, Casiraghi, Gregucci e tanti altri.
Saranno presenti, in loro memoria, anche i figli di Chinaglia, Re Cecconi, Lovati, e Maestrelli. Non è un caso che l’evento si chiami proprio “Di padre in figlio”, perchè quel giorno si festeggeranno i padri ed i figli da sempre laziali.
Il 12 maggio sarà la festa dei laziali, sarà la vittoria della lazialità, sarà un momento di coesione per mettere da parte le contestazioni alla società, il periodo difficile della squadra, e tornare a sventolare quelle bandiere che allo stadio Olimpico mancano ormai da troppo tempo, a causa di chi la Lazio e la lazialità la sta cercando di distruggere da ormai dieci anni.