Chi abita nella zona Olimpico, ieri, almeno una volta nell’arco della giornata ne avrà dette di tutti i colori ai tifosi laziali. “La solita partita del lunedì” avranno pensato, “E’ tutta colpa delle televisioni a pagamento, sono loro che decidono gli orari e i giorni in cui si deve giocare”, “Ma guarda te non se trova n’parcheggio oggi”. Queste sono solo alcune delle frasi più ricorrenti dagli abitanti della zona nella giornata di ieri.
In realtà però, tanta gente di fede laziale non si vedeva ormai da un decennio, i tifosi sono in protesta con il presidente e lo stadio, quando gioca la Lazio, da qualche mese e sempre semi-deserto. Per di più oggi è lunedì, giorno lavorativo, cosa ha spinto così tanta gente ad affollare le vie del Foro Italico, Ponte Milvio e le zone circostanti? Perchè quattro ore prima della partita c’è già così tanta gente? In effetti, ieri, allo stadio Olimpico si respirava un’aria diversa dal solito. Non c’era una partita di campionato, c’era la festa della lazialità, c’era “Di padre in figlio”.
Sessantamila persone si sono riunite, hanno portato bandiere, sciarpe, e soprattutto tanto entusiasmo, quello che mancava da troppo al popolo laziale. Il padre di famiglia ha deciso che non era il caso di andare allo stadio da solo, questa volta avrebbe portato con se i figli, la moglie, e perchè no, anche il papà, quello che quando eri ancora un bambino ti ha portato la prima volta, che amava guardare le partite con te, ed ora che sei troppo grande non può più. “Di padre in figlio” voleva riunire tre generazioni di laziali, festeggiare i quarant’anni del primo scudetto e soprattutto riunire il popolo biancoceleste in una giornata ricca di gioia ed emozioni. Dire di esserci riusciti sarebbe troppo diminutivo.
Bastava guardarsi attorno, dare uno sguardo alla gente per capire che non era una giornata come tutte le altre, i bambini erano felici, i ragazzi vicino ai loro padri ascoltavano i loro racconti entusiasti, gli anziani avevano gli occhi lucidi. “Figliolo lo vedi quello con la maglia celeste, col numero 9 sulle spalle? Quello è Bruno Giordano“. “Papà, papà, guarda quello con la maglia gialla e il numero 13 sulle spalle è Nesta, ma nonno ma chi è quello là con la pancia?”, “Quello è Vincenzo D’Amico nipote mio”.
Ci sono un pò tutti, da Wilson a Mijhalovich, da Casiraghi a Mancini, da Pulici a Marchegiani, da Signori a Gottardi e vederli tutti in campo allo stesso tempo fa un certo effetto. Le tre squadre (la Lazio del 74, quella dei meno 9 e quella del 2000), hanno dato vita ad un triangolare, vinto dalla Lazio del 2000. Del risultato però, importava poco, c’era tanto da festeggiare, da cantare, da applaudire, da ricordare che la sfida è passata in secondo piano. Nonostante la giornata di festa, i tifosi non hanno voluto dimenticare nemmeno oggi il loro dissenso alla gestione Lotito. Non sono di certo mancati i cori contro l’attuale gestore biancoceleste, e quelli a favore di un ritorno di un ospite speciale della serata: Sergio Cragnotti.
Un’enorme telone rappresentante Giorgio Chinaglia, occupava quasi interamente i distinti sud-est, con il dito puntato contro la Sud come nel derby del 31 marzo 1974. Curva sud, o meglio curva Maestrelli, che oggi era occupata dagli Eagles supporters, gruppo storico del tifo biancoceleste scioltosi nel 92′. In Curva Nord invece, facevano il loro ritorno allo stadio altri gruppi storici come il CML, i Viking ma soprattutto gli Irriducibili. C’è chi uscendo dallo stadio, paragonava le emozioni di questa serata a quelle della festa dello scudetto, a quella del centenario.
Insomma “Di padre in figlio” è riuscita a riportare allo stadio chi non andava più da tempo, ha riacceso l’entusiasmo di un popolo che ultimamente aveva smesso di sognare, ha fatto rivivere i ricordi più belli della storia biancoceleste, celebrando quello che quarant’anni fa fu il primo scudetto della storia della Lazio. “Di padre in figlio” è stata la grande festa della Lazialità, di un popolo intero, “Di padre in figlio” è stato tutto questo e passerà alla storia come uno degli eventi più belli della storia della Lazio.