Lotito è presente ovunque (LaPresse)

Ogni volta che si discute di Lazio, la mente torna indietro, focalizzandosi sulle gesta eroiche di Chinaglia, Maestrelli, sullo scudetto vinto ai danni della Juventus e sulle molte coppe, anche europee, che nell’era di Sergio Cragnotti finivano in bacheca come noccioline. La squadra biancoceleste, fino agli inizi degli anni 2000, faceva paura per i calciatori che i vari tecnici avevano a disposizione. Veron, Crespo, Salas, Nesta e tanti altri, erano solo alcuni nomi roboanti di un club, quello romano, abituato a inanellare successi uno dopo l’altro. L’epopea della Lazio, però, complice una sciagurata gestione societaria, finì nel 2002.

Sergio Cragnotti ex presidente della Lazio (LaPresse)
Sergio Cragnotti ex presidente della Lazio (LaPresse)

Cragnotti, coinvolto nello scandalo della sua azienda, la Cirio, fu costretto dapprima a vendere i suoi elementi migliori, tra cui lo storico capitano Alessandro Nesta, per poi lasciare il club capitolino nel mese di dicembre. La Lazio, così, finì nelle mani del gruppo Capitalia, con alla guida Ugo Longo, che traghettò il sodalizio biancoceleste per circa due anni. In quel periodo, nonostante le vicissitudini societarie, l’allora tecnico Roberto Mancini, riuscì a portare a casa una Coppa Italia, un piazzamento in zona Champions League disputando, anche, una semifinale della vecchia Coppa Uefa. Da quel momento in poi, nell’estate del 2004, la Lazio finisce nelle mani di Claudio Lotito, che dopo mesi di trattative trova l’accordo con i vertici di Capitalia (adesso Unicredit).

Paolo Di Canio con la casacca biancoceleste
Paolo Di Canio con la casacca biancoceleste

Il nuovo patron salva il club dal fallimento, che registrava un passivo di 300 milioni di euro, anche grazie a un compromesso con l’Agenzia delle Entrate per la dilazione in 23 anni del disavanzo accumulato dalla Lazio col Fisco calcolato in 150 milioni di euro. Lotito, così, per creare nuovo entusiasmo nell’ambiente biancoceleste acquista in primis Paolo Di Canio, l’icona della lazialità, oltre ad altri elementi che, durante la stagione, deluderanno le aspettative. Tra lo scandalo “Calciopoli”, che costò la qualificazione all’Europa League e 3 punti di penalizzazione, il primo trofeo della nuova era arriva nel 2009, quando la Sampdoria venne sconfitta dalla compagine guidata da Delio Rossi in finale di Coppa Italia.

Lo stadio Olimpico deserto (Gmt)
Lo stadio Olimpico deserto (Gmt)

Poi ci fu anche la conquista della Supercoppa, ai danni dell’Inter, che preludeva un periodo di vittorie. Col passare dei mesi, tuttavia, il giocattolo Lazio si ruppe. Incomprensioni con Di Canio, la questione Pandev e problemi con gli allenatori, furono i grattacapi maggiori per Lotito che, un bel giorno, dovette registrare l’inizio della contestazione nei suoi confronti da parte della Curva Nord. C’è chi parla di dissidi tra il numero uno laziale e una frangia della tifoseria per faccende di merchandising, chi da là colpa al mercato deludente delle ultime stagioni, fatto sta che Ledesma e compagni, da un paio di mesi a questa parte, giocano le gare casalinghe in un Olimpico deserto.

La manifestazione “Libera la Lazio” (Ansa)

Come non dimenticare la protesta per la cessione di Hernanes e la manifestazione “Libera la Lazio”, avvenuta prima e durante il match contro il Sassuolo, con un coreografia composta da migliaia di cartoncini che invocavano Lotito a lasciare. Una situazione davvero imbarazzante che danneggia una società, quella biancoceleste, abituata a lottare per ben altri palcoscenici come accadeva fino a 12 anni fa. Per raggiungere obiettivi importanti, la Lazio, con i suoi 114 anni di storia, dovrebbe puntare all’acquisizione di calciatori in grado di dare qualità a una rosa incompleta, invece di vendere i suoi pezzi pregiati. Candreva e Keita, infatti, figurano nella lista dei partenti…