Il problema stadi in Italia è ormai vecchio, di quelli che ti fanno accapponare la pelle ogni qualvolta si parla di questo argomento. Soprattutto in Lega Pro, poi, possiamo bellamente notare impianti sportivi da quarto mondo, nel quale neanche i tornei parrocchiali potrebbero disputarsi, in virtù delle condizioni non propriamente ottimali (usando un eufemismo) di terreno di gioco, spogliatoi, tribune stampa e sale adibite per le conferenze dei tesserati di ogni rispettivo club. La terza serie calcistica italiana, da quest’anno unica per volere del presidente della Lega Pro Mario Macalli, rappresenta a pieno il momento che sta attraversando il calcio italiano. Il flop degli azzurri ai Mondiali brasiliani è la conseguenza di un mondo in crisi sotto tutti i punti di vista. In Lega Pro, pur essendoci bravissimi calciatori, club importanti, esiste una carenza di strutture che, di certo, non fa bene all’intero sistema. La rifondazione tanto auspicata dovrebbe partire da qui senza troppi giri di parole e molte riunioni, con quest’ultime che servono solo a far perdere tempo a chi realmente vuole modificare in meglio il nostro calcio. Un filo conduttore, quello che lega la condizione del nostro calcio alla vecchia Serie C, che deve far riflettere, per una serie di motivi. Tralasciando i manti erbosi, in alcuni casi divenuti cibo per gregge di pecorelle smarrite o luogo di ritrovo per gli agricoltori, soffermiamoci sul alcune sale stampa, nelle quali i media dovrebbero lavorare comodamente, senza nessun grattacapo. Di seguito alcuni esempi:
CATANZARO – Il “Nicola Ceravolo” dovrebbe essere lo stadio delle partite casalinghe della compagine giallorossa. Il condizionale è d’obbligo perché, da alcuni anni a questa parte, l’impianto sportivo e la fatiscenza hanno stretto amicizia. Dal 2011 si attende un restyling completo, che comprenderebbe anche tribuna stampa, sala stampa e spogliatoi, ma per questioni politiche e burocratiche lo storico “Militare” cade a pezzi giorno dopo giorno. Fino a questo momento, a nulla sono valsi gli appelli del presidente Giuseppe Cosentino, ormai rassegnato a disputare l’ennesimo campionato tra cantieri abbandonati, container e ringhiere arrugginite. Anche la tribuna e la sala stampa non se la passano bene. Quando entri in “contenitori” adibiti a luogo di lavoro per giornalisti e operatori tv, sudi da fermo nella stagione estiva, mentre il freddo la fa da padrone in inverno. Per non parlare della comodità, ormai sconosciuta durante interviste, conferenze e quant’altro, con giornalisti costretti quasi a prendersi per mano, in virtù dello spazio ridotto. Le istituzioni, che avevano promesso i “famosi” 5 milioni di euro per cambiare il “Ceravolo”, devono tramutare le parole in fatti concreti. Da subito.
MATERA – La squadra lucana, che tra pochi mesi disputerà il campionato di Lega Pro, si è già messa al lavoro per ristrutturare lo Stadio “XXI Settembre-Franco Salerno”. Però, come spesso succede nell’ex “Belpaese” i lavori veri e propri non solo all’ordine del giorno. Meglio dare una “rinfrescatina” qua e la in modo da far sembrare l’impianto sportivo bello e sistemato. Il tutto ovviamente a scapito dei tifosi, costretti durante l’anno ad “ammirare” le varie partite con l’acqua che cade dalla tribuna “coperta”. Tutto ciò è quello che sta accadendo a Matera.
Di esempi così ce ne sono a iosa e non dimentichiamoci che la maggior parte degli stadi teatro delle gare di Lega Pro sono comunali, dunque a spese del cittadino. In tal senso, i vertici hanno già dato l’assenso per un nuovo progetto che possa rilanciare gli impianti sportivi della terza serie calcistica. A patto che ci siano funzionalità e comodità. Basterà?