Ha vinto Allegri. Come il generale sapiente, il tecnico bianconero, riesce laddove il condottiero furioso non era riuscito. Lo fa ricordandoci che il calcio è un gioco di testa, prima che di cuore e di gamba. Lo fa ricordandosi che l’1-0 dell’andata è un risultato fondamentale. Più di quanto sembri. Perché il Monaco è una squadra che dalle parti di Vinovo è stata studiata bene. E Allegri lo sapeva che è una squadra che va in difficoltà se deve creare gioco e soprattutto se deve finalizzare un tipo di gioco piuttosto sterile.

L’ha vinta così. Con l’astuzia di chi sa di non avere un’armata invincibile. Serviva adattarsi all’avversario, e la scelta del modulo è stata in questa direzione. Per concedere il meno possibile ad una squadra che non ha un impianto offensivo straordinario e che avrebbe sofferto nel fare la partita. E lo ha fatto. Forse estremizzando il concetto, e portando il tutto ad un livello tale per il quale la sofferenza è stata tanta. Troppa, forse. Ma il travaglio porta i bianconeri in semifinale di Champions. Un traguardo che ormai mancava da 12 anni, anche questi decisamente troppi per il lustro del club torinese. La festa che si scatena a fine partita è la dimostrazione di quanto la Juve abbia sofferto, ma anche di quanto la partita di Montecarlo fosse fondamentale per la storia recente (e non solo) del club.

Quella storia nella quale adesso si ritaglia un pezzettino anche Allegri. Quello che ad inizio anno veniva contestato, e che ha dovuto subire troppo a lungo le “cattiverie” di tifosi vedovi di Antonio Conte. E di quell’addio burrascoso nello scorso Luglio. Allegri aveva promesso di conquistare la piazza con lavoro e risultati. Oggi ce l’ha fatta. Perché è riuscito dove Conte in tre anni non era mai riuscito. Con un pizzico di fortuna in meno, e con tanta furbizia in più. Soprattutto con meno dogmi: nemmeno il modulo per Allegri è mai stato un dogma. Riesce a cambiare veste tattico più volte a partite e continua a stare nella terra di mezzo tra il 4-3-1-2 e il 3-5-2, tanto da attingere al momento opportuno da entrambe le soluzioni tattiche. L’ha vinta anche mediaticamente. Oggi soffre, e in panchina vorrebbe ammazzare Llorente a trenta secondi dalla fine. Ma ieri aveva detto che la Juve ce l’avrebbe fatta. Avrebbe raggiunto le semifinali. In barba al ristorante da 100 Euro nel quale Conte non poteva mangiare con 10 Euro. Allegri aveva meno di 10 Euro, ma ora ha vinto al Casinò. E l’appetito vien mangiando, a quel ristorante le portate vere iniziano ora. Pronto, Max?